Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Giuseppe Lavoratore a cura di Ermes Dovico
il business delle diocesi

Patti Smith canta in Duomo, la carità pelosa di vescovi

Ascolta la versione audio dell'articolo

Sono vescovi o impresari? Il tour italiano di Patti Smith fa tappa in tre chiese: il Duomo di Modena, la Cattedrale di Siena e una chiesa di Napoli. Un'operazione di profanazione in grande stile con l'opaca giustificazione di una beneficenza che arriverà però in parte.
- VIDEO: Patti Smith e i vescovi dissacratori, di Riccardo Cascioli

Ecclesia 12_12_2023

La chiamano la sacerdotessa del rock ed è per questo che farla esibire nelle chiese è stato quanto mai facile. Patti Smith sta concludendo un breve e intenso tour in Italia iniziato a fine novembre. In tutto una dozzina di tappe nei teatri di diverse città, ma accanto al Petruzzelli di Bari e al Duse di Bologna, l’artista americana si è esibita anche in tre chiese.

Precisamente a Napoli il 2 dicembre nella chiesa di Santa Maria Donnaregina vecchia, a Modena sabato 9, nella prestigiosa cornice del Duomo e ieri sera a Siena, nella cattedrale di Santa Maria Assunta.

Non c’è soltanto la diocesi di Modena, che in questi giorni è finita nell’occhio del ciclone per le donazioni alla Ong Mediterranea nel mirino della Procura di Ragusa. A fare cassa – o ad essere usate, questo è da vedere - con il concerto della star statunitense sono state anche altre due diocesi e a questo punto è lecito chiedersi se i vescovi non abbiano deciso di buttarsi su un vero e proprio business: quello dei concerti. Del resto: che le chiese si siano svuotate è ormai sotto gli occhi di tutti, quindi meglio provare a riempirle con qualcos’altro.

È quanto la Bussola ha potuto apprendere dall’organizzazione del tour italiano dell’autrice di successi internazionali come Because the night e People have the power.

La vicenda merita due piani di lettura, entrambi estremamente critici.

Il primo è sulla profanazione conclamata e neanche tanto mascherata da parte dei vertici ecclesiastici. Chiese utilizzate per concerti, non è la prima volta come testimonia la nostra lunga inchiesta #salviamolechiese, segno decadente di una Chiesa che concede con grande facilità i suoi luoghi sacri più belli per eventi profani.

Ma questa volta l’operazione è se possibile ancora più opaca perché le tre tappe nelle chiese di Modena, Siena e Napoli sono state inserite a pieno titolo nel tour della cantante, con tanto di biglietto e pubblicità. Solo che non poteva trattarsi di concerti come gli altri perché sarebbe stato troppo smaccato usare una cattedrale al posto di un teatro, ci sono delle formalità che presso certi vescovi tengono ancora. Ma sono solo formalità, aggirabili. Per questo gli organizzatori, d’accordo con i titolari delle tre diocesi, si sono inventati nientemeno che un concerto per la pace. Eh sì, quando vuoi far passare qualcosa di indigesto, discutibile o inopportuno (come ha detto la Lega di Modena che ha protestato per l’evento), mettici una spruzzatina di pace e una manciata di beneficenza e tutto sarà digerito e approvato. E così parte del ricavato, sottolineiamo parte, sarà devoluto in beneficenza.

Rispettivamente: a Modena all’orfanotrofio la Creche di Betlemme dove operano le suore della Carità, a Napoli ad alcune istituzioni che si occupano dei poveri della città e a Siena alla Fondazione Opera Diocesana Senese per la Carità che, a quanto pare di capire, ha pagato l’intero concerto di ieri sera, presenziato niente meno che dal vescovo della città toscana, il cardinale Augusto Paolo Lojudice. A Modena non c’era il vescovo Erio Castellucci, ma il suo vicario monsignor Giuliano Gazzetti, anch’egli intervenuto per dare il via alle danze.

Chissà se i due prelati sanno chi è Patti Smith e conoscono almeno il suo repertorio più famoso. Se sono al corrente, ad esempio, che la sua canzone più celebre, Because the night, scritta per lei da Bruce Springsteen parla di un amore decisamente lussurioso o se sono stati informati che Gloria, scritta nel 1975 inizia così: «Gesù è morto per i peccati di qualcuno, ma non per i miei». Tutte canzoni interpretate tra l’altare e le candele accese che la facevano sembrare davvero una sacerdotessa.

Probabilmente se anche lo avessero saputo, avrebbe importato poco. L’organizzazione è stata molto brava a creare attorno ai tre eventi la giusta cornice, ammantando il tutto da evento di beneficenza. Un evento di beneficenza mascherato con una buona dose di carità pelosa come la stessa Bussola ha appreso parlando con l’ufficio stampa della IMARTS (International Music and Arts) l’agenzia che ha organizzato il tour della Smith e che dunque riceverà in prima battuta i proventi della vendita dei biglietti.

E qui, esaurita la questione dell’abuso di luoghi di culto per finalità aliene alla fede, quando non proprio contrastanti, veniamo al secondo aspetto.

Sarà infatti la IMART, una volta terminato il tour e fatto il consuntivo degli incassi, a comunicare l’ammontare delle somme che verranno date in beneficenza.

«È presto per sapere incassi e ripartizioni come chiedete, come potete immaginare ci sono tempi tecnici per questi aspetti», ci è stato risposto. Così impariamo che a decidere la quota pro carità sarà l’organizzatore e questo ci dice una prima cosa: che la beneficenza è stata fatta servendosi della Chiesa, non con la Chiesa come agente principale. Un elemento più che discutibile che dovrebbe interessare i vescovi, impegnati in questi giorni a scrollarsi di dosso l’accusa di aver finanziato il mercato dei clandestini. Ora si fanno dettare la beneficenza dagli altri sfruttando – malamente - le sue strutture sacre.

E poi ci dice che la beneficenza, quindi la carità all’orfanotrofio e alle altre realtà non è certo lo scopo principale di questi eventi. Anzi, arriverà buon’ultima in coda alla lista dei pagamenti da fare.

Già, perché la Smith non è certo venuta gratis a cantare in Italia quindi lei, la sua band e il suo entourage riceveranno la parte più ingente dei ricavi. Poi a ruota c’è l’organizzazione e infine le spese, tra cui l’affitto dei teatri che non è certo a buon mercato di questi tempi.

Poi, sempre ammesso che le diocesi non si siano fatte pagare per l’affitto delle chiese (in caso affermativo, si potrebbe sapere la tariffa?) resterà la quota da devolvere in beneficenza. La «parte del ricavato» che tutti i comunicati prodotti per l’occasione hanno annunciato che verrà devoluta in carità.

Briciole o tesoretti? Non è dato saperlo dato che il prezzo del biglietto di Modena, acquistabile su Ticketone non è noto, quello di Napoli «a partire da 80 euro» e quello di Siena a donazione libera, dato che in sostanza ha pagato la Diocesi.

In ogni caso, delle due una: o le Diocesi non hanno percepito nulla e allora hanno svenduto i luoghi sacri a favore di un business di altri oppure hanno ricevuto una parte dell'incasso o un affitto e allora hanno inserito un luogo sacro dentro un business ammantandolo di carità. Un pessimo affare, in ogni caso, dal quale sarà difficile uscire con le solite frasi consolatorie sulla Chiesa che fa del bene. Con le briciole che le star raccolgono sfruttando templi millenari carichi di storia e cultura, è facile dire di fare concerti per la pace. Tanto mica si risolvono le guerre con queste profanazioni, si mette a posti semmai qualche conticino di qualche amico.

Infatti, l’operazione è molto ambigua e opaca. A nostra insistente domanda, l’organizzatore non ci ha risposto né sulla ripartizione dei ricavi e sui costi di gestione delle chiese, né sul perché qualcuno abbia deciso di portare la Smith in tre chiese a cantare nel bel mezzo del suo tour e perché sono state scelte proprio Modena, Siena e Napoli. Chi è stato il contatto tra gli agenti dell’irriverente sacerdotessa del rock e i vescovi o i loro emissari? Che cosa si cela dietro questa discutibile e reticente operazione di carità pelosa?