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Per Benedetto XVI il cattolico non può collaborare con tutti

Un Motu proprio del 2012 definiva i termini delle collaborazioni caritative, perché non andassero a detrimento della carità più alta: quella della Verità.

Dottrina sociale 26_08_2023

Nella Chiesa oggi vale il principio che si deve e si può collaborare con tutti. I discorsi e la prassi di Francesco ce lo dicono a iosa e continuamente. Però l’11novembre 2012 Benedetto XVI emise un Motu proprio sul servizio della carità nella Chiesa in cui diceva tutt’altro. Vi si trova scritto che bisogna evitare che le iniziative diocesane o parrocchiali diano voce ad associazioni o gruppi che, pur presentandosi come finalizzate alla carità, perseguono obiettivi contrari all’insegnamento della Chiesa. Benedetto diceva anche che dovevano essere rifiutati finanziamenti ad associazioni caritative cattoliche da parte di soggetti o istituzioni che perseguono fini contrari a quelli della Chiesa cattolica. Stabiliva che il vescovo ha l’obbligo di rendere pubblico a tutti i fedeli il fatto che il tale organismo o la tale associazione che dice di perseguire scopi di carità ma subordinate a finalità incompatibili con la dottrina cristiana non è da reputarsi cattolico e che non può usufruire di questo titolo.

Quante volte capita che siano proprio le diocesi o le parrocchie a dare voce a gruppi o associazioni con finalità incompatibili con la dottrina cattolica? Quanto spesso realtà diocesane collaborano con entità aventi ideologie contrarie alla religione cattolica e da questa collaborazione si traggono finanziamenti? Tra i movimenti popolari a cui si è rivolto Francesco in numerosi suoi discorsi molti avevano obiettivi per nulla corrispondenti alla Dottrina sociale della Chiesa ma tutti sono stati appoggiati e spinti ad operare. Capita che associazioni e gruppi cattolici collaborano con altre realtà aggregative per finalità in sé accettabili che però si collocano dentro una visione culturale oppure un’agenda che lascia molto a desiderare. Non è sufficiente che ci sia accordo su un punto del programma se altri punti non soddisfano le esigenze morali e religiose.

Questa Lettera apostolica ha un significato ampio in quanto implicitamente contesta la visione di chi sostiene che il cattolico può collaborare con tutti nella vita sociale e politica. Questa attività è certamente una forma di carità, ma la carità va tenuta insieme alle altre due funzioni proprie della Chiesa, quella liturgica e quella dottrinale di insegnamento della Parola di Dio.