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FAMIGLIA

Pontassieve, genitori si ribellano alla rieducazione

A Pontassieve, in provincia di Firenze, la scuola pubblica lancia un progetto di (ri)educazione all'ideologia gender. I genitori non ci stanno e fanno gruppo, dandosi il nome "Scuola senza ideologie" e lanciando un appello.

Famiglia 04_04_2014
Pontassieve

Si chiama «ECOS - Decostruire per costruire». È un progetto dal nome enigmatico ma che ad un primo minimo approfondimento delle tematiche trattate si rivela in modo solare per quello che è: propaganda dell’ideologia del gender da spacciare nelle scuole pubbliche. Accade a Pontassieve, comune nella provincia di Firenze, dove alcuni genitori hanno deciso di ribellarsi per proteggere i loro figli che frequentano gli istituti scolastici del Circolo Didattico di Pontassieve, dalla scuola dell’infanzia fino alle medie. L’attività in questione è finanziata da denaro pubblico, come si apprende consultando l’elenco dei progetti da realizzare entro il 30 settembre 2014, presente sul sito della Provincia di Firenze. Ben 7500 euro di fondi regionali per le seguenti finalità: «rendere elastica la rappresentazione dei ruoli di genere rispetto a ciò che si ritiene sia “pertinente” o “conveniente” a maschi e femmine in termini di desiderabilità, responsabilità, affettività e comportamenti»; «promuovere distanziamento critico da stereotipi di genere che blocchino od ostacolino lo sviluppo di scelte di vita, studio, lavoro, promuovendo la valorizzazione delle preferenze personali anche rispetto al rifiuto di schemi di genere precostituiti»; «attraverso un lavoro indiretto sulle rappresentazioni sociali delle variabilità sessuali, fatto sia sugli insegnanti che sugli studenti, favorire l’accettazione di maschi e femmine “anomali” rispetto allo standard atteso».

Non è difficile capire che i citati «stereotipi di genere» e «schemi di genere precostituiti» rispondono alle definizioni di maschio e femmina, da rigettare alla luce dell’accettazione di anomalie rispetto allo «standard atteso». Se sussistessero ulteriori dubbi circa la natura del progetto «ECOS - Decostruire per costruire», per fugarli basterebbe informarsi sull’Associazione IREOS, che, assieme a Comune di Pontassieve, Istituto Statale Superiore “Ernesto Balducci”, Circolo Didattico e  Scuola Secondaria di primo grado “Maltoni”, forma il nutrito gruppo di partner dell’ Associazione PAWA (People in Action for World Awareness), promotrice dell’iniziativa. Sul proprio sito internet, IREOS si presenta come «un’associazione di volontariato di e per gay, lesbiche, bisessuali, transgender, intersessuali nata nel 1997 a Firenze», che sostiene «auto-organizzazione ed “empowerment” della presenza gay, lesbica, bisessuale e transgender nella comunità». Il Gender Office di IREOS si occupa inoltre del concetto di gender come «destrutturazione del binarismo maschile/ femminile».

Contenuti inaccettabili, in particolar modo se si pensa che intendono trovare terreno fertile nella scuola pubblica. Da qui, dicevamo, la protesta di alcune famiglie che hanno deciso di fare gruppo. «Scuola senza ideologie» è il nome che si sono dati, per ribadire che la scuola non può essere il teatro della guerra dichiarata dall’omosessualismo alla libertà di espressione e di educazione. «Il progetto ECOS, a nostro avviso, è un’attività che passa messaggi subliminali e va ad interferire con l’azione educativa svolta dai genitori, anche tramite la proiezione di video (questo video è tra quelli che verrebbero proiettati nelle scuole, ndr) nei quali si fa esplicito o implicito riferimento all’identità di genere».
Un dissenso che si è concretizzato in un appello (che si può sottoscrivere contattando l’indirizzo scuolasenzaideologie@gmail.com) ai dirigenti scolastici direttamente coinvolti, nel quale si ribadisce che sono le famiglie ad essere titolari della responsabilità e del diritto alla libertà educativa dei figli. La scuola, affermano ancora i promotori dell’appello, «ha il dovere di informare in maniera chiara e precisa i genitori circa le attività svolte dai figli nell’ambito scolastico e le relative finalità» e non deve «mai invadere il campo educativo proprio della famiglia».

L’appello si conclude con una decisa opposizione al progetto ECOS. I genitori dichiarano infatti che useranno tutti i mezzi a loro disposizione – obiezione di coscienza, mancata iscrizione o rinnovo dei propri figli presso gli istituti scolastici del Circolo Didattico di Pontassieve – per contrastare lo svolgimento dell’attività.

Francesco Innocenti, del gruppo di famiglie, si premura di precisare: «Le possibili azioni indicate nel finale dell’appello saranno valutate ed eventualmente prese in considerazione soltanto se tutte le richieste dovessero essere respinte». L’esigenza sentita e condivisa da molti genitori e cittadini – prosegue Innocenti  –  è infatti quella di «approfondire la questione con maturità e responsabilità, di analizzare tutti gli aspetti poco chiari e i messaggi sull’identità di genere e sulle teorie che ne stanno alla base, che non sono attinenti alla lotta al bullismo, all’omofobia e a ogni tipo di discriminazione, ma che sembrano essere contenuti nelle pieghe del progetto». Le perplessità dei genitori saranno ascoltate durante un incontro con i dirigenti scolastici che si terrà nei prossimi giorni.

In attesa dell’esito, il caso di Pontassieve dimostra ancora una volta che occorre vigilare attentamente e che, facendolo, è possibile fare luce sulle infiltrazioni capillari che la lobby omosessuale pone in atto a tutti i livelli, spesso in modo subdolo, mettendo nel mirino in primo luogo bambini ed adolescenti.