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Portogallo, la novità Chega può essere decisiva per il governo

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In Portogallo vince il centrodestra di Alleanza Democratica, ma non ha i voti per governare. Si fa largo l'ingresso di Chega, la formazione di destra e cattolica che ha fatto un exploit alle elezioni di domenica. 

Esteri 12_03_2024

Il centrodestra vince le elezioni in Portogallo e avrà l'opportunità di formare un governo, i democristiani preferiscono formare un governo di minoranza, col rischio di tornare al voto il prossimo anno e riconsegnare il paese alla coalizione socialcomunista che, negli ultimi anni, ha introdotto eutanasia, educazione gender e facilitato l’aborto. Luis Montenegro, il leader dell'“Alleanza Democratica”, una coalizione di partiti democristiani, ha superato di poche migliaia di voti Pedro Nuno Santos del “Partito Socialista”, stante i risultati finali delle elezioni politiche di ieri in Portogallo.

Il vero ed unico vincitore è Andrè Ventura, leader di “Chega”, il partito della destra conservatrice e cristiana che ha raccolto un successo storico, quadruplicando voti ed eletti. I risultati parlano chiaro: i socialisti passano dal 41,68% dei voti del 2022 e 117 parlamentari al 28,66% e 77 parlamentari, l’“Alleanza Democratica” cresce dal 27,81% al 29,54% circa con 79 parlamentari, la destra di “Chega” dal 7.15% cresce sino al 18,06% e da 12 sale a 48 parlamentari, il Liberali guadagnano un punto percentuale e si attestano al 5,08%. Sinistre, animalisti e comunisti confermano le proprie truppe parlamentari che non sono però sufficienti, aggiunte a quelle socialiste, per formare il governo. I portoghesi vogliono un forte cambiamento, lo dimostra anche il dato di affluenza alle urne che è salito al 66%, il livello più alto in Portogallo da anni.

I socialisti portoghesi hanno pagato a caro prezzo gli scandali di corruzione del governo di António Costa che negli ultimi mesi dello scorso avevano portato a diverse dimissioni di ministri e una indagine sullo stesso leader socialista e primo ministro, poi dimessosi lo scorso 7 novembre.  

Il partito “Chega” di André Ventura, a destra dell'Alleanza Democratica (AD) e bollato, dall’opinione pubblica di sinistra, di estrema destra con il 18,25% dei voti, ha vinto le elezioni e, sia che venga giustamente coinvolto nella formazione del prossimo governo, sia che ne rimanga fuori, determinando con i propri voti le politiche del prossimo esecutivo.

Ventura pare abbia già contattato il leader democristiano Montenegro per formare un governo di centro-destra che dia stabilità e marchi l’alternativa agli esecutivi socialisti del passato, ma al momento il leader di “AD” chiede solo di poter comporre un esecutivo di minoranza. Certamente solo una coalizione dell'“Alleanza Democratica” e di “Chega”, con i loro 127 parlamentari sono gli unici ad avere la maggioranza assoluta sul totale di 230 parlamentari. Solo loro sarebbero in grado di formare un governo stabile, coerente sui valori non negoziabili e cristiani e portare avanti la legislatura.

L'altra opzione sarebbe che i socialisti permettessero al leader democristiano Luis Montenegro di governare in minoranza, cosa che non hanno escluso durante la campagna elettorale, opzione che sfiancherebbe i democristiani, rafforzerebbe ancor più la destra conservatrice di “Chega” e sottoporrebbe l’esecutivo al continuo ricatto dei socialisti sconfitti dal voto.  Dal momento che il democristiano Montenegro si è impegnato lo scorso aprile a non governare insieme a “Chega”, impegno ribadito anche domenica notte, e i socialisti hanno dichiarato di voler svolgere «un'opposizione dura», la situazione è in stallo.

La governance del Portogallo è alle corde ma, nonostante il veto del leader democristiano Montenegro a “Chega”, egli ha ancora una possibilità di essere nominato primo ministro.

Infatti, il presidente della Repubblica, Marcelo Rebelo de Sousa, nominerà il capo del governo il prossimo inizio aprile, dopo la consultazione con tutti i gruppi parlamentari e sulla base di queste riunioni, il Presidente del Portogallo nominerà il candidato che ha maggiori probabilità di formare un esecutivo. Fino ad aprile, le diverse formazioni hanno ancora tempo per fare le proprie valutazioni e i democristiani portoghesi potranno, se il PPE di Bruxelles li sosterrà, tornare sui loro passi e allargare l’alleanza alla destra conservatrice o coinvolgendola direttamente nel governo o, sulla falsa riga del governo svedese, concordando un appoggio esterno, la nomina ad alcune cariche parlamentari e un programma di legislatura.

Una volta nominato il candidato a primo ministro, egli avrà dieci giorni di tempo per presentare il suo programma di governo al Parlamento che dovrà approvarlo, in caso contrario, il presidente del Portogallo sarà costretto a nominare un capo di governo ad interim e a indire nuove elezioni entro sei mesi. La scelta dei democristiani di Lisbona sarà emblematica ed esemplare della linea politica del PPE di Bruxelles che ha sinora mantenuto una stucchevole ambiguità circa gli alleati al prossimo Parlamento europeo e nella prossima Commissione europea.