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FOCUS

Primarie nel "mitico" New Hampshire

Chi fa bene qui (come in Iowa) può sperare di ottenere i fondi necessari ad andare avanti. Meno conservatore dell'Iowa, è però a maggioranza cattolica.

Attualità 10_01_2012
Primarie USA

 

Oggi, martedì 10 gennaio, il Partito Repubblicano celebra le elezioni primarie nello Stato del New Hampshire scegliendo i delegati utili per la selezione del candidato presidenziale (dal 27 al 30 agosto a Tampa, in Florida) che il 6 novembre sfiderà Barack Obama per la Casa Bianca. Sono le seconde primarie del 2012, dopo quelle dell’Iowa.

In Iowa il procedimento per l’assegnazione dei delegati in palio (25) è macchinosa e la cosa si fa ancora più complicata giacché, di per sé, il voto popolare non obbliga il partito. In New Hampshire, invece, i delegati in palio - quest’anno 12 (alla Convenzione nazionale di agosto ne andranno 2.286 e per ottenere la nomination finale a un candidato ne occorrono almeno 1.144) - vengono assegnati con criterio proporzionale.

Quelle del New Hampshire sono le prime vere primarie e sono definite semiaperte: come nelle primarie definite "chiuse", votano solo gli elettori che si sono precedentemente registrati per votare i candidati di un certo partito (negli Stati Uniti si fa espressa richiesta di votare e nelle primarie lo si fa indicando per quale partito si intende scegliere uno tra i candidati in lizza), ma gli indipendenti che non si sono preventivamente registrati possono prendere egualmente parte al voto scegliendo il partito nel segreto dell’urna oppure pubblicamente, effettuando la registrazione il giorno stesso della consultazione. E quest’anno non vi sono solo primarie Repubblicane, come logica e forza di cose vorrebbero: ve ne sono anche di Democratiche, e un bel po’ surreali. Sono ben 13, infatti, i candidati che "sfidano" senz’alcuna speranza reale di annullare la scelta ovvia del partito di ricandidare Obama, e fra questi figura pure il noto attivista pro-life Randall A. Terry, controverso (ma per lui non è dileggio) fondatore e direttore fino al 1991 della famosa Operation Rescue, arrestato più di 40 volte su soglie di cliniche per aver impedito l’accesso a medici abortisti, cattolico per conversione dal 2005, già protagonista di simboliche sfide elettorali nelle fila Repubblicane e oggi punto dalla vaghezza d'irridere seriamente pure i Democratici.

Ora, sia il New Hampshire sia l’Iowa sono Stati piccoli e le loro primarie apparentemente troppo "pionieristiche" per condizionare l’andamento successivo del voto. Eppure per gli americani non è così. Li ritengono straordinariamente importanti, quasi un "mito". Perché? In fin dei conti, dopo l’Iowa e dopo il New Hampshire debbono votare ancora ben 48 Stati, tra cui quelli più popolosi, ricchi e soprattutto forti di un numero enorme di delegati da mandare alla Convenzione nazionale.

La prima ragione del "mito" è di natura psicologica: una ragione che non ha la forza schiacciante dei numeri, ma che ben più dei numeri può  indirizzare le persone.
In questi due Stati dove tutto ha inizio, i candidati si pesano e si soppesano, si studiano e si sfidano, ma soprattutto cercano di fare la migliore figura possibile: la prima, fondamentale bella figura vera dopo gli antipasti - talora indigesti - dei sondaggi, delle previsioni, delle illazioni.

Prendiamo a esempio l’Iowa di quest’anno. Rick Santorum [nella foto] ha imparato un paio di cose assai rilevanti. Ha imparato che il suo consenso è omogeneamente sparso per tutto lo Stato, che i cristiani evangelical sono volentieri scesi in campo a fianco di un cattolico tutto d’un pezzo come lui (fa testo soprattutto il voto delle contee centrali ad alta densità evangelical) e che lui è ben gradito pure ai conservatori dei "Tea Party" (si veda soprattutto il voto delle contee occidentali). A propria volta, Mitt Romney ha imparato in Iowa che Ron Paul è un avversario insidioso più per lui che per Santorum (Romney e Paul si sono suddivisi il voto delle contee orientali, già feudo incontrastato di Romney nel 2008).

Certo, è evidente che questi insegnamenti si riferiscono solo a un piccolo campione elettorale, ma è solo provando bene motori e artiglieria nel piccolo Iowa che i candidati possono mettere a punto tutta la propria offensiva globale.
Lo stesso accadrà nell’ancora meno popolato New Hampshire, Stato che per composizione sociale e sociologica costituisce una prova d’esordio complementare a quella offerta dall’Iowa.

Il New Hampshire abbarbicato nel profondo nord della Nuova Inghilterra è il primo Stato resosi indipendente dalla Gran Bretagna nel 1776. La sua storia è quella degli Stati Uniti stessi. Ma ciò significa pure che la vecchia impronta puritana dagli intransigenti princìpi morali si è qui prima che altrove trasformata nel suo contrario speculare. Per non sbagliare, è corretto insomma dire che il New Hampshire è senz’altro più liberal se non altro dell’Iowa.

Lassù nel New Hampshire gli elettori Repubblicani sono parecchi, ma da solo questo dato non dice granché. Il dato religioso è invece interessante: il poco più del milione e 300mila abitanti che conta il New Hamsphire vanta una maggioranza relativa cattolica di circa il 35% contro il circa 32% delle varie denominazioni protestanti messe assieme (il 72% circa degli abitanti dello Stato si dichiara infatti religioso, mentre il 17% si professa ateo o "senza religione").

Se dunque è Romney il candidato più vicino al "centro" del partito, e Santorum quello più gradito alle componenti religiose e ai "Tea Party" (per limitare il paragone ai due protagonisti dei caucus dell’Iowa), la teoria dice che il New Hampshire dovrebbe essere più favorevole a Romney. Ma è tutto da dimostrare, anche perché il fattore religioso (i cattolici, la maggioranza) potrebbe costituire una variabile davvero indipendente rispetto alla contrapposizione tra liberal e conservatori, soprattutto quest’anno che uno degli sfidanti che meglio ha dato prova di sé Iowa è appunto (e capita di rado) cattolico.

A spiegare il perché l’Iowa e il New Hampshire siano tanto importanti vi è poi, oltre a quella psicologica, un’altra ragione, più materiale.
Grazie al fatto che lì o si fa bene oppure elettoralmente si muore, in pochi giorni su Iowa e New Hampshire si riversano denaro e attenzione mass-mediatica come non mai. I dollari spesi dai candidati per cercare di partire bene sono cioè un’opportunità di ricchezza che i due Stati non vogliono cedere a nessun altro concorrente, e i riflettori della stampa sono un’occasione senza pari per far parlare tutto il Paese di sé e dei casi propri, chance che uomini e strutture politiche, advocacy group e lobby di ogni genere cercano di sfruttare al massimo.

Inoltre, è evidente che, a meno di avere messo anzitempo in cascina tutti i denari che servono per coprire tutte le primarie (e questo è impossibile anche ai candidati più ricchi, forti e popolari), i fondi che occorrono per continuare oltre l’Iowa e oltre il New Hampshire più o meno tutti i candidati possono sperare di ottenerli dai donatori solo se sono in grado di mostrare numeri convincenti sin dalle prime battute. Il fund-raising è infatti una scienza esatta fatta per moltiplicare i capitali, non una pia speranza. Questo meccanismo attiene per molti versi ancora al fattore psicologico (chi va male in Iowa e in New Hampshire potrebbe comunque andare molto meglio dopo, se solo avesse però i soldi per dimostrarlo), ma nondimeno può trasformarsi in un macigno tombale.

Fare bene nei primi due confronti, cioè, è indispensabile non a vincere automaticamente la partita (i numeri smentiscono questa pretesa), ma a ottenere quelle risorse e quella eco che permettono di proseguire, il che è già moltissimo. Rimontare infatti uno svantaggio (psicologico, ma poi così rilevante pure sul piano pratico) eventualmente accumulato in Iowa e in New Hampshire è possibile (ed è storicamente successo), ma la cosa chiede sforzi (più che altro di convincimento) che alcuni candidati non possono davvero permettersi.

Ma a spiegare davvero perché Iowa e New Hampshire siano tanto importanti sono le regole dei due partiti maggiori, che impediscono ai vari candidati di fare campagna elettorale diretta negli altri Stati prima che là si siano svolte le primarie. Iowa e New Hampshire sono cioè, da tutti i punti di vista (psicologico, economico e normativo), le porte d’ingresso alle primarie. Perché loro per primi?

Perché da qualche parte si deve pur cominciare. Gli Stati Uniti cominciano dall’Iowa da quando quella sua modalità del tutto particolare di consultazione, il caucus "indiano", catturò l’attenzione nazionale nel 1972, aprendo la sequenza delle primarie di quell’anno. Ottenute le luci della ribalta, da allora l’Iowa è divenuto incontestabilmente lo Stato che apre le primarie, e i due maggiori partiti del Paese hanno sempre fatto di tutto per conservare a esso tale primato. E il New Hampshire gioca secondo perché, se da qualche parte si deve cominciare, poi da qualche altra si deve pur continuare. Per tradizione, è dal 1920 che il New Hampshire è il primo Stato dell’Unione a svolgere le primarie (in Iowa sono pur sempre "solo" caucus…); dal 1977 il New Hampshire lo fa per legge.
 

- Primarie USA al via in Iowa. I Repubblicani sono ben piazzati