Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
IL LIBRO

Questa non è emigrazione. E' un'altra cosa

Il libro di Anna Bono (nostra firma), Migranti!? Migranti!? Migranti!? tratta da un'angolazione originale il "più grande problema del terzo millennio", quello dell'emigrazione di massa verso l'Europa. In questi anni assistiamo a un fenomeno completamente differente rispetto all'emigrazione che abbiamo sempre conosciuto. E' un fenomeno che va capito fino in fondo.

Politica 21_05_2017
La copertina

«L’ho rivisto due anni dopo, lavora in nero nei campi e fa quasi la fame. Mi ha detto che avevo ragione, che si è pentito di non avermi ascoltato, che avrebbe fatto molto meglio a restare in Pakistan, che questa non è la terra delle opportunità». Così parlò Kabir, che “aiuta” i connazionali a venire clandestinamente in Italia. E si riferisce a un giovane pakistano insoddisfatto della sua condizione in patria (tecnico di laboratorio), che, potendo pagarsi il viaggio, sognava di fare fortuna nella terra delle opportunità. Che non è l’America ma, chissà perché, gli occhi di asiatici e africani è l’Italia.

Nella fattispecie narrata, Kabir non è un trafficante senza scrupoli; anzi, è uno coscienzioso: parla al ragazzo, cerca di convincerlo a cambiare idea perché le cose non stanno come immagina. Niente. L’epilogo lo conosciamo. Quello raccontato è solo uno dei tanti spunti preziosi contenuti nel libro di Anna Bono (nostra firma), Migranti!? Migranti!? Migranti!? (Segno, pp. 145, €. 12), il cui titolo già da solo dice tutto. Le migrazioni sono, come recita la quarta di copertina, «il più grande problema del terzo millennio». Ma si farebbe torto alla realtà parlando in generale di «migrazioni», perché a far veramente problema, se vogliamo dirla tutta, sono specialmente quelle dirette nel nostro Paese e provenienti dalla costa africana. Anna Bono sa bene di cosa parla, visto il suo impressionante curriculum: già ricercatrice in storia e istituzioni dell’Africa all’università di Torino, si è fatta dieci anni di studio e ricerca in Kenya, poi ha collaborato per diversi anni con l’istituto superiore di studi sulla donna dell’università pontificia Regina Apostolorum, per sei anni ha diretto il dipartimento sviluppo umano del Cespas (Centro europeo di studi su popolazione, ambiente e sviluppo), collaboratrice per il Forum strategico del nostro ministero  degli Esteri, autrice di articoli, libri e saggi scientifici.

Nel libro, al capitolo 15, spiega in che cosa è sempre consistita l’emigrazione, almeno fino a ieri. Da un certo punto in avanti, però, le cose cambiano e, «fatto del tutto anomalo, da alcuni anni milioni di persone pensano di risolvere i loro problemi, addirittura di fare fortuna, emigrando, per giunta illegalmente, in un continente in difficoltà, l’Europa, e in un paese che lo è di più ancora. L’Italia». E giù cifre, come giustamente ci si aspetta da un’esperta del suo calibro. Ma non vogliamo togliere le sorprese al lettore. Noi, semplici spettatori – finché non diverremo subitori o, Dio non voglia, vittime - del «fenomeno», ci chiediamo: adesso che farà il giovane che Kabir non è riuscito a dissuadere? Tornerà indietro? E dove li prenderà i soldi per il viaggio di ritorno? Se la sentirà, poi, di ripresentarsi sconfitto in patria? Che cosa fanno (e che faranno), da noi, tutti quelli che si sono svenati e/o indebitati per un posto sui barconi della speranza? Sì, lo Stato li alloggia, sfama, cura e dà loro pure qualche euro (e la voce si è sparsa in tre continenti, da qui la corsa all’Italia). Ma quanto potrà durare? I più, è vero, sono giovani e in salute, ma è una condizione che non può andare avanti in eterno. Ormai quasi non c’è negozio che non abbia davanti un immigrato col cappello in mano. E gli sbarchi dei c.d. «disperati» continuano senza sosta.

Qualcuno subodora una specie di complotto internazionale per la creazione di un nuovo tipo – addirittura - di umanità rimescolata, un progetto filosoficamente gnostico. Ma la triste realtà potrebbe essere diversa (e più agghiacciante): non c’è alcun progetto, anche gli gnomi navigano a vista.