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IRLANDA

Referendum sull'aborto, il diritto alla vita sotto attacco

Il 25 maggio si terrà in Irlanda il referendum per abrogare o mantenere l'Ottavo Emendamento della Costituzione, quello che riconosce il diritto alla vita del bambino non ancora nato. Forte presa di posizione della Conferenza Episcopale che nel messaggio pastorale "Due vite, un amore" difende il primo dei diritti umani, quello alla vita.

Vita e bioetica 23_04_2018
Irlanda, campagna contro l'aborto

Il 25 maggio si terrà in Irlanda il referendum (vedi qui e qui) per abrogare o mantenere l'articolo 40.3.3 della Costituzione, il quale afferma che lo Stato “riconosce il diritto alla vita del bambino non ancora nato” e “garantisce che questo diritto sia rispettato nelle sue leggi e dalle sue leggi sia difeso e rivendicato”. 100 giuristi hanno firmato una dichiarazione nella quale, invitando a votare No (cioè contro l'abrogazione dell'articolo), ricordano che l'articolo in questione (comunemente denominato “ottavo emendamento”) è il presidio costituzionale contro la legalizzazione dell'aborto procurato.

Non solo. Stante la recente decisione con la quale la Corte Suprema ha stabilito che i diritti del bambino non ancora nato si limitano a quelli riconosciuti nell'ottavo emendamento (ossia: il non nato non ha altri diritti all'infuori di quelli ivi riconosciuti), tale emendamento è a tutti gli effetti l'unico presidio a tutela del diritto del non nato alla vita. Sicché, tolto di mezzo l'emendamento, si spalancherebbero le porte non soltanto alla legalizzazione dell'aborto, ma a una legalizzazione senza restrizione alcuna, indiscriminata. Diventerebbe possibile varare leggi che consentano di abortire per qualsiasi motivo, a ogni stadio della gravidanza e quale che sia lo stato di salute del concepito e della gestante. Tenendo presente quanto è nelle annunciate intenzioni del Governo, la nuova legislazione – lamentano i giuristi - “consentirebbe di porre fine alla vita di un bambino non nato per qualsiasi ragione, fino a dodici settimane dal concepimento”. Ma anche qualora fosse introdotta qualche restrizione alla liceità dell'aborto procurato, l'abrogazione dell'ottavo emendamento abiliterebbe il legislatore a rimuovere tali limitazioni “in qualsiasi momento, senza il consenso popolare”. Un vero e proprio diritto di aborto a richiesta, insomma.

Il 15 aprile il vescovo di Cork and Ross mons. Buckley ha diffuso una lettera pastorale nella quale afferma che, se l'ottavo emendamento sarà soppresso, i legislatori avranno mano libera per approvare leggi abortiste “senza restrizioni, e sulle quali il popolo irlandese non avrà alcun controllo. Non abbiamo una idea precisa di quante vite umane sono state salvate dall'ottavo emendamento. Non avremo mai più a disposizione un voto più importante. Non c'è gesto più nobile che alzarsi in piedi per coloro che per se stessi non possono alzarsi in piedi”.

Il vescovo di Raphoe, Alan McGuckian, in una analoga esortazione ai fedeli ha affermato: “Voi ed io abbiamo il diritto alla vita. Non ci è dato dalla Costituzione irlandese o da qualche legge. Tutti gli esseri umani ce l'hanno, poveri o ricchi, sani o malati. Per noi, come società, dichiarare ora che una categoria di esseri umani debba vedersi sottratto questo diritto è un grave passo indietro. È di fatto come dire che costoro non esistono o, se esistono, non contano niente. Questa è una evidente ingiustizia”. Quanto al diritto alla “scelta”, il presule scrive che i bambini nel grembo materno non hanno la possibilità di scegliere, di “reclamare i propri diritti. Contano su di noi per scegliere al posto loro e rivendicare i loro diritti. Quando usiamo la parola “scelta” dobbiamo ricordare che per un bambino che aspetta di nascere la scelta è una questione di vita o di morte”.  Alla diffusa obiezione secondo cui il bambino non nato non sarebbe ancora davvero un essere umano (almeno non prima di un certo numero di settimane di gestazione), mons. McGuckian oppone anche l'evidenza scientifica: “È un grande paradosso che l'Irlanda per la prima volta nella sua storia stia smarrendo la chiara consapevolezza del diritto alla vita del bambino non nato” proprio adesso che “l'evidenza scientifica non è mai stata più chiara” nel mostrare che l'essere umano è tale fin dal concepimento.

La campagna pro-life in questi giorni sta diffondendo il video di un'ecografia di un bambino di 12 settimane, proprio perché gli Irlandesi possano constatare che quello è senza dubbio un essere umano, e pertanto abortirlo volontariamente equivale a uccidere un essere umano. I pro-life evidenziano inoltre che ad essere eliminati in caso di legalizzazione dell'aborto sarebbero moltissimi bambini disabili: in Inghilterra il 90% dei bambini con sindrome di Down vengono abortiti. Si insiste anche sul fatto che l'ottavo emendamento non lede i diritti della gestante e non ne mette a repentaglio la salute: l'Irlanda è oggi uno dei Paesi più sicuri per la gestante e la partoriente, collocandosi tra quelli con il minore tasso di mortalità materna. Insomma, l'ottavo emendamento tutela la vita sia del bambino in grembo sia della madre.

La Conferenza episcopale ha diffuso il messaggio pastoraleDue vite, un amore, nel quale si afferma che“per noi, come cristiani, non c'è conflitto tra fede e ragione.  Come la ragione ci conduce a riconoscere la continuità di ogni vita umana, dalla fecondazione alla morte naturale, così la fede ci consente di vedere che ogni persona ha la sua sorgente nella volontà di Dio e la sua pienezza nella vita eterna.” Nelle conclusioni, si legge: “Vivendo come noi in una cultura che attribuisce un così grande valore ai diritti individuali, può sembrare strano che il diritto personale primo e fondamentale, quello alla vita, sia sempre più messo in dubbio e negato. Il problema sembra risiedere nel fatto che, quando in una società il rispetto per i diritti dell'individuo è spinto all'estremo, il risultato è una nuova forma di individualismo in cui tutti i diritti, anche quello fondamentale, diventano relativi. Come disse papa san Giovanni Paolo II: in queste circostanze “il «diritto» cessa di essere tale, perché non è più solidamente fondato sull'inviolabile dignità della persona, ma viene assoggettato alla volontà del più forte” [Lettera enciclica Evangelium Vitae, 1995, n. 20]. La conclusione logica è che l'intera nozione di “diritti umani” è svilita e ogni rimanente diritto finisce per dipendere dalla volontà della maggioranza.” La Conferenza episcopale ha anche approntato un sito dedicato.