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ELEZIONI

Russia alla prova, fra nuovi politici e "grande fratello"

Le elezioni parlamentari in Russia sono le più importanti dall’avvento al potere di Putin. In gioco vi sono una moltitudine di fattori estremamente complessi, come la cronica crisi in Ucraina e il rinnovo della classe dirigente. Saranno caratterizzate da una nuova legge elettorale. E nuovi strumenti di controllo sulla popolazione.

Esteri 18_09_2016
Poster elettorale di Russia Unita

Il 18 settembre, i russi saranno chiamati alle urne per scegliere i nuovi componenti della Camera Bassa, la Duma. Sebbene secondo molti esperti a vincere sarà nuovamente Russia Unita, il partito del Presidente Vladimir Putin, questa tornata elettorale si preannuncia particolarmente interessante, perché giunge al termine di un periodo particolarmente complesso per il paese. Nell’ultimo biennio, infatti, la Russia ha dovuto affrontare l’incancrenirsi della crisi ucraina, le dure conseguenze delle sanzioni europee, la rinnovata ostilità da parte degli Stati Uniti (che stanno conducendo una decisa Guerra Fredda) e di alcuni stati europei, nonché il notevole dinamismo di alcuni alleati, Cina su tutti. 

Per cercare di mantenere saldo il proprio potere, o quantomeno di limitare i danni, Putin ha agito su diversi fronti. Innanzitutto, egli è stato in grado di accrescere ulteriormente il proprio prestigio internazionale accogliendo le scuse di Erdogan e forzando la mano agli statunitensi in Siria, dimostrando ancora una volta che le crisi più delicate possono essere risolte solo grazie al contributo di Mosca. Va sottolineato, però, che tale successo pare avere un limite: il beneficiario principale della popolarità di queste azioni, infatti, è proprio il Presidente russo, che tra l’altro gode già di un notevole appoggio popolare e che non è direttamente coinvolto nelle elezioni. Oltre a ciò, Putin ha supportato attivamente l’affermazione di una classe dirigente quarantenne e moderatamente riformista legata a lui da profondi legami. Agendo in tale modo, egli si è garantito la lealtà di questi nuovi boiardi, eliminando contemporaneamente chi, per età o influenza, avrebbe potuto dargli fastidio. Al di là di questa considerazione, però, va anche riconosciuto che per la Russia si era reso obbligatorio un cambio ai vertici per tranquillizzare la popolazione e i settori produttivi sul futuro dell’economia, che necessita di una visione più moderna e in grado di ridare slancio ad un Paese che prima della crisi del 2008 era riuscito a crescere a ritmi sostenuti e, soprattutto, a ridurre drasticamente la povertà interna. Inoltre, come sottolinea ANSA, Putin ha agito sul sistema elettorale, passando dal proporzionale puro ad un sistema misto che prevede anche dei seggi assegnati in collegi uninominali. Tale ritorno alla legge utilizzata dal 1993 al 2003, infatti, gli permette di controllare meglio l’andamento del voto in alcune realtà più complesse e, dall’altro, garantisce a livello teorico una maggiore partecipazione popolare, perché anche per le minoranze dovrebbe essere possibile eleggere un rappresentante grazie alle preferenze. 

Non tutte le misure intraprese dal Cremlino, però, sono state “indolori” come quelle appena citate. Nei mesi scorsi, infatti, i vertici del Paese hanno adottato delle decisioni destinate a condizionare pesantemente la vita della Russia. Innanzitutto è stata creata la Guardia Nazionale, un corpo armato e ufficialmente destinato a combattere il terrorismo e il crimine organizzato, ma che in virtù dei suoi stretti legami con il Presidente sembra, anche a non voler pensare male, una riproposizione dei Pretoriani romani, tanto che alcuni quotidiani anti-governativi lo ritengono uno strumento pensato per reprimere eventuali proteste in stile 2011 (anno in cui molti russi scesero in piazza contro Putin). Oltre a ciò, lunedì scorso il Levada Centr, unico istituto non governativo ad occuparsi di sondaggi dell’opinione pubblica, è stato proclamato “agente straniero” e, di conseguenza, chiuso. Sebbene non siano note le circostanze reali che hanno portato a prendere questa decisione (che, come facilmente immaginabile, ha provocato scandalo), va comunque riconosciuto che il Cremlino ha la tendenza a utilizzare questo genere di accuse per limitare il dissenso, sfruttando anche il fatto che, come durante la Guerra Fredda, gli USA continuano ad investire in associazioni e gruppi contrari al Governo di Mosca. Infine, sempre con la giustificazione di voler combattere il terrorismo e scongiurare nuovi attentati, la Duma ha approvato un discusso testo di legge che porta il nome della deputata Irina Yarovaya e che istituisce, almeno teoricamente, un vero e proprio “Grande Fratello”. Tra gli articoli della disposizione, infatti, ve ne sono alcuni che sanciscono per le compagnie telefoniche degli specifici obblighi di conservazione delle informazioni relative al traffico dei cellulari, arrivando addirittura ad imporre di conservare i files trasmessi. Al di là della lecita domanda relativa alla reale possibilità per i provider di rispondere a queste imponenti richieste, la legge sembra chiaramente pensata per monitorare le attività dei cittadini. Non si tratta, comunque, di una novità, dato che anche alcuni stati occidentali fanno più o meno le stesse cose. 

In conclusione, queste elezioni sembrano essere le più importanti dall’avvento al potere di Putin. In gioco vi sono una moltitudine di fattori estremamente complessi che, entro certi limiti, rendono incerto il risultato finale. La profonda crisi economica, l’impasse in Ucraina e la progressiva repressione di alcune forme del dissenso, infatti, si scontreranno con l’apertura a una nuova generazione di politici e la promessa di elezioni libere e trasparenti (cosa che, rispetto al passato, potrebbe essere in parte mantenuta). Per il leader del Cremlino, inoltre, il risultato delle urne rappresenterà un importante segnale in vista del 2018, quando si terranno le uniche consultazioni popolari che hanno una reale importanza in Russia: le elezioni presidenziali.