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ELEZIONI DELLA DUMA

Russia, vola il partito di Putin. E anche l'astensionismo

Russia Unita, il partito di Putin e Medvedev vince a man bassa nelle elezioni per la Duma, la camera bassa del parlamento. Col 54% dei voti, controlla i due terzi della camera. Tengono i comunisti, crescono i nazionalisti. La novità è però l'alto tasso di astensionismo (52%), che a Mosca e S. Pietroburgo è oltre l'80%.

Esteri 20_09_2016
Seggi in Russia

Come era prevedibile, Russia Unita (RU), il Partito di Vladimir Putin, ha vinto le elezioni parlamentari di domenica scorsa. Non tutto, però, è andato secondo le attese del Cremlino e degli osservatori occidentali. A tal proposito, l’aspetto forse più significativo è quello relativo all’astensionismo, che ha raggiunto livelli ragguardevoli: si è recato alle urne, infatti, poco meno del 48% degli aventi diritto, contro il 61% del 2011.

Secondo un sondaggio condotto, poco prima della sua chiusura con l’accusa di essere un “agente straniero”, dal Levada-Centr, la somma fra chi era certo di non votare e chi, invece, era ancora indeciso sul da farsi, avrebbe dovuto aggirarsi attorno al 25%, un valore che si potrebbe definire quasi “fisiologico”. Sorprendentemente, però, questi dati sono stati completamente capovolti in alcune realtà come Mosca e San Pietroburgo (le due città più importanti e popolose del Paese), nelle quali, come riporta Russia Today, ha votato rispettivamente il 20% e il 17%, cifre che dovranno necessariamente spingere l’élite del Paese ad una profonda riflessione, soprattutto perché governare senza il supporto della capitale non pare il modo migliore per iniziare il nuovo mandato.

Passando ai risultati, invece, ha destato grande sorpresa il modo in cui si è imposta Russia Unita, che ha ottenuto più del 54% dei consensi che, in virtù della legge elettorale in vigore, le attribuiscono il 76% dei seggi e, come è facile intuire, il controllo totale della Camera Bassa (Duma). È interessante notare come, rispetto alla tornata precedente (2011), il Partito di Putin e Medvedev abbia incrementato del 10% il proprio sostegno, superando le più rosee aspettative e ogni sondaggio o supposizione. Secondo lo studio del già citato Levada-Centr (LC), ad esempio, RU avrebbe dovuto attestarsi al 31%, mentre fom.ru le attribuiva un più generoso 43%. Alla luce di ciò, pare possibile affermare che il Partito del Presidente abbia potuto contare sul voto degli indecisi, soprattutto considerando che i risultati dei suoi concorrenti sono maggiormente in linea con le stime dei centri di ricerca.

Come previsto, infatti, al secondo posto si è classificato il Partito Comunista, che ha raggiunto il 13,5% dei suffragi e ottenuto poco più del 9% totale dei rappresentanti, attestandosi qualche punto oltre alle stime dei due Istituti sopra citati. Un buon balzo in avanti è stato compiuto, invece, dal Partito Liberal-Democratico di Russia (LDPR), arrivato anch’esso al 15% (8,6% dei mandati) e alla vigilia indicato giustamente come terza forza, ma con un supporto popolare che non avrebbe dovuto eccedere l’11%. A scanso di equivoci, è opportuno notare che quest’ultima forza politica, seguendo gli standard occidentali, va considerata, a dispetto del nome occidentaleggiannte, come di “estrema destra”, in quanto smaccatamente imperialista, conservatrice e favorevole ad un sistema giuridico maggiormente “draconiano”

Provando a fare un’analisi più ampia, pare opportuno segnalare alcuni aspetti. Il primo, come già anticipato, è sicuramente l’astensionismo, che potrebbe essere giustificato sia da una generale sfiducia nella reale possibilità di ottenere un cambiamento attraverso le elezioni, sia da una più generale accettazione del corso putiniano, opzione che potrebbe essere confermata dall’altissimo gradimento di cui tutt’ora gode il Presidente. Oltre a ciò, è interessante evidenziare anche l’assoluta debolezza della cosiddetta “opposizione reale”, ossia quella guidata dagli oligarchi che hanno dichiarato guerra al Cremlino e che, pertanto, sono contrari a qualunque soluzione politica proposta da Mosca. Sfortunatamente per loro e per l’Occidente, che pare disposto a supportarli – almeno a parole- in quanto ostili a Putin, questi Partiti hanno ottenuto dei risultati disastrosi, forse anche inferiori alla percentuale minima per l’ottenimento dei finanziamenti pubblici. Infine, non va tralasciato l’aspetto più delicato, ossia quello legato alla regolarità del voto. Sebbene su internet sia possibile trovare dei video di tentativi di brogli avvenuti nella città di Rostov sul Don, un osservatore internazionale intervistato dall’Ansa, riferendosi proprio al centro in questione, ha sostanzialmente promosso l’organizzazione, pur sottolineando (come immaginabile) la presenza di alcune “sbavature”. Una posizione simile è stata espressa anche dall’OSCE che, a fronte dei miglioramenti in quanto a trasparenza e legalità, ha comunque ribadito la presenza di alcuni “problemi” che ancora affliggono il sistema elettorale russo. 

In conclusione, forte dell’appoggio popolare ottenuto, ma probabilmente anche conscio dei chiari segnali giunti dall’astensionismo (soprattutto a Mosca e San Pietroburgo), il nuovo Esecutivo dovrà focalizzarsi a portare a compimento quell’opera di ringiovanimento dell’élite politica fortemente voluta da Putin allo scopo di rilanciare l’economia, l’immagine del Paese nel mondo e rafforzare la propria leadership. Non si tratta di un compito facile, ma se Russia Unita vuole continuare a rappresentare l’unica forza politica degna di nota all’interno del Paese, essa non avrà altra scelta.