Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
VIVERE LA FEDE OGGI

San Romualdo, le comunità piccole e il resto fedele

Oggi molte grandi chiese sono quasi vuote, eppure con la loro bellezza danno prova della verità del Cristianesimo. L’esempio di san Romualdo, che fondava piccoli monasteri con l’intento di custodire il silenzio, può essere prezioso per i nostri giorni. I cristiani non sono più la folla di un tempo, ma sono chiamati a riunirsi anche in pochi ed essere sale della terra.

Ecclesia 19_06_2021

In una recente discussione avuta da chi scrive con delle persone di sicura fede cattolica, è venuto fuori il discorso delle tante parrocchie a Roma oramai prive di fedeli, aule liturgiche immense che risuonano di un inquietante silenzio. Certo, è un problema molto serio che sicuramente viene sentito anche in altre parti d’Italia e di tutto il mondo cattolico. Forse bisognerebbe tornare alla lezione di san Romualdo abate (952-1027), di cui la Chiesa fa memoria oggi, 19 giugno: il santo fondava piccoli monasteri perché pensava che nelle strutture grandi il necessario silenzio e raccoglimento andassero perduti. Quindi era un viaggio dall’immenso all’intenso, per così dire.

Romualdo aveva una vocazione da viaggiatore, ed è proprio grazie a queste sue peregrinazioni che fondò numerosi monasteri, tra cui quello di Camaldoli. È stato canonizzato da Clemente VIII nel 1595.

Certamente i grandi edifici delle nostre basiliche ci edificano e ci danno l’idea della potenza e della magnificenza della Chiesa cattolica. Essi uniscono la bellezza e la santità, che secondo Joseph Ratzinger danno prova della verità del Cristianesimo: “Io ho spesso già affermato essere mia convinzione che la vera apologia della fede cristiana, la dimostrazione più convincente della sua verità, contro ogni negazione, sono da un lato i santi, dall’altro la bellezza che la fede ha generato. Affinché oggi la fede possa crescere dobbiamo condurre noi stessi e gli uomini in cui ci imbattiamo a incontrare i santi, a entrare in contatto con il Bello”.

Eppure, come ci insegna san Romualdo, dobbiamo ora avere il coraggio di ritrovarci anche in pochi, magari in luoghi più riservati (ma sempre belli) per custodire quel fuoco che la cultura dominante vorrebbe spegnere soffocandolo nella sua narrativa e nei gorghi del politicamente corretto. Risuonerà con ancora più forza quanto dice il Vangelo (Mt 18, 20): “Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”.

Dovremmo accettare di non essere più folla ma magari un resto fedele - forse a volte uniti grazie alle possibilità che offre la tecnologia ma sempre meglio in un luogo fisico -, dovremmo accettare di essere minoranza ma proprio per questo chiamati ancora di più ad essere sale della terra. Dovremmo accettare che siamo imperfetti, peccatori, indegni, ma sempre camminando con le poche forze che abbiamo verso il Signore che viene.