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GERUSALEMME

Santo Sepolcro liberato. Dai rischi di crollo

Rischiava di crollare e invece ora è più bella che mai. E questa mattina a Gerusalemme viene riconsegnata alla cristianità, con un rito ecumenico che vedrà insieme il patriarca ortodosso Bartolomeo e i rappresentanti di tutte le Chiese cristiane. Storia della "Madre di tutte le chiese", nata nel IV Secolo nel luogo in cui Elena, moglie di Costantino, ritrovò la tomba di Gesù (vuota) adorata dai primi cristiani, di cui parlava anche l'imperatore Adriano, due secoli prima.

Ecclesia 22_03_2017
Santo Sepolcro

Rischiava di crollare e invece ora è più bella che mai. E questa mattina a Gerusalemme viene riconsegnata alla cristianità, con un rito ecumenico che vedrà insieme il patriarca ortodosso Bartolomeo e i rappresentanti di tutte le Chiese cristiane. Dopo dieci mesi è terminata la prima fase (la più importante) nei lavori di restauro dell'edicola al centro della basilica del Santo Sepolcro, il piccolo tempietto in stile barocco ottomano che racchiude il luogo fisico della resurrezione di Gesù. Risolti i gravi problemi di statica che avevano reso urgente l'intervento coordinato dalla professoressa Antonia Moroupoulou della National Technical University di Atene, sono state rimosse le travi in ferro e i tiranti che dal 1947 ingabbiavano la struttura. Il tutto alla vigilia di una Pasqua che quest'anno - grazie alla coincidenza dei due calendari – sarà di nuovo comune per tutti i cristiani a Gerusalemme.

Se c'è un luogo del tutto unico nella tradizione cristiana è proprio la tomba venerata al centro della basilica del Santo Sepolcro. Sappiamo infatti per certo che nell'anno 135 dopo Cristo - cioè appena qualche generazione dopo i fatti della Passione - i cristiani veneravano qui la tomba vuota di Gesù. A rivelarcelo è stato un imperatore pagano, Adriano, che in quell'anno domò l'ultima delle rivolte ebraiche e - dopo il Tempio già distrutto dal suo predecessore Tito - fece radere al suolo l'intera Gerusalemme. Volle cancellarne le tracce e sostituirla con una città romana, Aelia Capitolina, dalla quale gli ebrei sarebbero stati banditi. E con l'intento di cancellarne ogni traccia compì il gesto più classico dei conquistatori: là dove sorgevano le sinagoghe fece innalzare dei templi dedicati alle divinità romane. Tra questi edificò anche un tempio di Venere che però si trovava fuori dalle mura della città. Fatto inconsueto: quella era infatti la zona di una necropoli, un luogo nel quale nessun ebreo osservante si sarebbe mai recato a pregare. Così - quando all'inizio del IV secolo l'imperatrice Elena, la madre di Costantino, giunse a Gerusalemme con l'intenzione di riportare alla luce i luoghi della vita di Gesù - fu facile per lei identificare nel tempio di Venere il luogo dove i giudeo-cristiani si ritrovavano a professare la loro fede nel Risorto, prima di essere anche loro cacciati via dai romani. 

Su quella tomba Elena fece costruire la prima basilica Costantiniana; e il suo cuore era proprio l'Anastasis (in greco resurrezione), la rotonda con al centro - appunto - la tomba vuota. Completata nell'anno 335 divenne la «madre di tutte le chiese». Dopo di ché ebbe una storia lunga e complessa, come le dominazioni di Gerusalemme; e a complicarla non mancarono nemmeno incendi e terremoti. Ma pur tra tutti i mutamenti dell'edificio circostante la rotonda è rimasto sempre il cuore della basilica. E proprio i lavori compiuti in questi mesi ne hanno dato una conferma autorevole: per la prima volta dopo secoli, infatti, nell'ottobre scorso è stata rimossa la pietra marmorea dell'altare nella stanza più interna al Sepolcro, cioè il luogo venerato come il punto esatto dove venne deposto il corpo di Gesù. Sotto l'altare è stata trovata una seconda lastra di marmo, con ogni probabilità di epoca crociata. Ma si tratta di una lastra spaccata che lascia intravedere qualcosa di straordinario: «Là dove il marmo grigio manca - hanno raccontato i frati della Custodia di Terra Santa, presenti alla ricognizione - appare la roccia. È la roccia originaria, il letto funebre di Gesù, tagliato nella stessa pietra di Gerusalemme». Una roccia fotografata in ogni dettaglio prima di essere di nuovo richiusa, poche ore dopo.

Quella roccia, oggi, ci viene idealmente riconsegnata come una testimonianza splendente della nostra fede nel Cristo morto e risorto. Propria la luminosità, infatti, è l'aspetto che colpisce di più nelle immagini che in questa vigilia sono cominciate ad arrivare da Gerusalemme dopo la rimozione delle impalcature. Chi è stato al Santo Sepolcro ricorderà probabilmente l'edicola come una struttura scura, buia, annerita dalle travi metalliche ma anche dal fumo delle lampade a olio. La sorpresa ora è invece ritrovarne i marmi rosei, come liberati in una luce del tutto nuova. E ha tutta l'aria di un invito a spogliare anche la nostra Pasqua di tanti orpelli e incrostazioni, per ritrovare nell'essenza di quella tomba vuota tutta la novità della vita cristiana.

Nel frattempo i lavori andranno comunque avanti a Gerusalemme nella zona intorno all'edicola. Perché risolto il problema più urgente occorre ora affrontare una delle principali cause che avevano portato al deterioramento della struttura: la presenza di umidità che sale dal sottosuolo. Un tipo di intervento che potrebbe anche rivelarsi un'occasione per ulteriori nuove scoperte su un luogo così importante per la nostra fede.