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Santo Spirito, l'antica fortezza trasformata in chiesa

Santo Spirito, la chiesa più antica di Caltanissetta era in origine una fortezza che gli Arabi avevano eretto intorno al 900 d.C. Si deve ai Normanni, che ricristianizzarono l’isola, la successiva trasformazione della sua destinazione d’uso per volontà del Conte Ruggero e della moglie Adelasia. 

Cultura 20_06_2015
La chiesaa di Santo Spirito a Caltanissetta

Santo Spirito, la chiesa più antica di Caltanissetta era in origine una fortezza che gli Arabi avevano eretto intorno al 900 d.C. Si deve ai Normanni, che ricristianizzarono l’isola, la successiva trasformazione della sua destinazione d’uso per volontà del Conte Ruggero e della moglie Adelasia. Di certa c’è la data di consacrazione, 1153, riportata in una lapide commemorativa posta sopra un pilastro dell’abside; quella della fondazione, non altrettanto sicura, può essere fatta risalire alla metà, circa, del secolo precedente. Dal 1178 si sa che l’abbazia venne affidata ai canonici regolari agostiniani, cui si sostituirono, nel corso del Settecento, i padri cappuccini fino a che il Santo Spirito divenne la prima parrocchia nissena. 

La sua struttura è molto semplice e, nonostante l’espansione del tessuto urbano circostante, mantiene l’aspetto della chiesetta di campagna immersa nel verde. Il corpo dell’edificio, in pietra da taglio tufacea, è un parallelepipedo sormontato da un tetto a capanna, cui si addossano i semicilindri delle absidi, scanditi da lesene, e accanto cui si innalza lo squadrato volume del campanile, restaurato in epoca recente. L’interno è a una sola navata e conserva notevoli manufatti artistici. Nella lunetta del portale è stata collocata la copia del Cristo Benedicente del XV secolo, ora spostata dentro la chiesa. L’immagine si ripete, in dimensioni maggiori, nel catino dell’abside maggiore, ridipinta nel 1964 dal pittore catanese Archimede Cirinnà. 

A sinistra dell’altare vi è un altarino con l’immagine mariana più antica della città: si tratta di un simulacro della Madonna delle Grazie, in terracotta policroma, risalente al XVI secolo. In posizione speculare un altro altare è intitolato a San Francesco. In prossimità della porta che conduce in sacrestia è collocato il prezioso fonte battesimale in pietra tufacea, che mostra influssi arabi nei disegni scolpiti di palme stilizzate e archi a sesto acuto. Lo sovrasta il Crocefisso dello Staglio, proveniente dalla chiesa di Santa Maria degli Angeli, una tempera su tavola considerata l’opera più preziosa qui conservata. Rimangono da annoverare un’urna cineraria romana, probabilmente del I sec., del liberto Diadumeno proprietario del terreno dove sorse l’abbazia, e frammenti di affreschi del XV secolo, con le immagini di Sant’Agostino e della visione di un incredulo durante la Messa celebrata da San Gregorio.

A fianco dell’Abbazia sorge il Museo Archeologico che conserva interessanti reperti degli scavi condotti in questa zona che anticamente era una necropoli. Da questa posizione si gode una meravigliosa vista panoramica sulla Valle dell’Imera, arrivando a scorgere in lontananza il profilo dell’Etna.