Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
IMMIGRAZIONE CLANDESTINA

Sicilia contro gli sbarchi, le invettive "cattoliche" sanno di menzogna

Pesanti critiche di parte del mondo cattolico per la decisione del governatore della Sicilia di chiudere i centri di accoglienza - diventati ormai ingestibili per il grosso afflusso di clandestini - e di impedire altri sbarchi. Dai Centri Astalli alla Caritas di Palermo, si invocano le porte aperte, ignorando la differenza tra immigrati illegali e profughi, e dimenticando che tale traffico è gestito da organizzazioni criminali internazionali, cui queste persone si affidano. Mentono inoltre affermando che l'Italia non ha investito "in protezione, accoglienza e integrazioni dei migranti", quando la realtà dice esattamente il contrario.

Attualità 27_08_2020
Trasferimento immigrati da Lampedusa

Le reazioni di alcuni rappresentati del mondo cattolico all’ordinanza del governatore della Sicilia Nello Musumeci sono inaccettabili. Il governatore, come è noto, ha disposto il trasferimento fuori dal territorio della Regione Sicilia degli emigranti presenti negli hotspot e nei centri di accoglienza sovraffollati all’inverosimile, nei quali è impossibile adottare le più elementari misure igienico sanitarie. Inoltre l’ordinanza, mancando strutture idonee di accoglienza, fa divieto di ingresso, transito e sosta nel territorio della regione per gli emigranti “che  raggiungono le coste siciliane con imbarcazioni di piccole e grosse dimensioni, comprese quelle delle ONG”. L'ordinanza peraltro ha provocato un braccio di ferro con il governo, che ieri ha impugnato la decisione del Governatore siciliano, asserendo che la gestione del fenomeno migratorio spetta al governo e non alle regioni.

Ad ogni modo è interessante e indicativo mettere in rilievo i toni esasperati di quella parte del mondo cattolico da sempre coinvolto nell'accoglienza (e nel relativo business), sempre tenendo conto che stiamo parlando di immigrazione irregolare. Monsignor Antonio Staglianò, vescovo di Noto, delegato della Conferenza episcopale siciliana per le migrazioni, ha condannato l’iniziativa affermando che “i migranti per i credenti sono una visita di Dio”, che il pericolo vero di diffusione del COVID-19 sono turismo e movida, che l’ordinanza è inaccettabile dal punto di vista razionale ed evangelico, che è deplorevole creare capri espiatori e usare la paura per ottenere un facile consenso.

Don Lorenzo Russo, sacerdote di Floridia, in provincia di Siracusa, sul suo profilo Facebook ha chiesto di non presentarsi a messa ai suoi parrocchiani che “gioiscono per l’ordinanza” e “osannano scelte politiche che non fanno il bene dei poveri di questo mondo”: “Non venite a Messa – ha scritto – state perdendo tempo. La vostra ipocrisia vi precede”.

Il 25 agosto Vatican News, con un articolo firmato da Benedetta Capelli, ha difeso don Russo e le sue “parole spontanee che sono anche timori di una Chiesa che offre il suo contributo nell’abbracciare chi è in difficoltà”. L’articolo riporta anche la nota dei Centri Astalli di Palermo e Catania, preoccupati a causa dell’ordinanza Musumeci “per la situazione dei migranti arrivati di recente”. “Ci pare necessario ribadire che la vera emergenza è data dalle persone che muoiono nel Mediterraneo e dalle cause che li spingono a fuggire dai loro paesi vessati da guerre, crisi umanitarie e gravi ingiustizie sociali. Oggi in Sicilia vediamo i danni provocati dal non aver investito in protezione, accoglienza e integrazione dei migranti”.  

Emigranti “una visita di Dio”? Diciamo intanto che si tratta semplicemente di persone che  vanno a lavorare lontano da casa e lì si stabiliscono per brevi o lunghi periodi, a volte per sempre (se no, si chiamano pendolari). Nel caso specifico poi bisogna andar cauti a parlare di Dio: in Sicilia arrivano quasi solo persone che si sono servite di una organizzazione criminale per viaggiare clandestinamente, sbarcano senza documenti e, per non essere bloccate e respinte, usano il collaudato espediente di dichiararsi profughi, senza esserlo, e chiedere asilo.

Emigranti illegali, non profughi: di questo si tratta. La distinzione non può sfuggire, tanto meno ai Centri Astalli perché sono le sedi italiane del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati ed è impossibile che non conoscano i fatti. Quindi mentono quando affermano che gli emigranti che raggiungono l’Italia provengono da paesi vessati da guerre, crisi umanitarie e gravi ingiustizie sociali. Nel 2016, ad esempio, l’anno in cui sono state presentate più richieste di asilo, l’Italia ha concesso lo status di rifugiato a 4.940 persone, il 5,4 per cento delle richieste esaminate e il 2,7 per cento del totale degli arrivi illegali in quell’anno.

Mentono anche quando affermano che l’Italia non ha investito “in protezione, accoglienza e integrazione dei migranti”. Oltre che ai rifugiati, ha infatti concesso protezione e accoglienza ogni anno a migliaia di persone (protezione sussidiaria e permesso di soggiorno per motivi umanitari), anche a quelle che raccontano storie di traversie del tutto inverosimili. Quelle che hanno ricevuto parere negativo possono presentare ricorso servendosi di studi legali che non pagano perché usufruiscono del gratuito patrocinio: un servizio che da solo costa ogni anno da 50 a 60 milioni di euro. A tutti, richiedenti in attesa e i titolari di protezione internazionale, l’Italia concede l’accesso ai servizi sanitari e sociali, per loro ha creato un gigantesco apparato di assistenza che provvede a tutte le necessità degli utenti, per anni se necessario.

Quanto all’integrazione, cioè l’inserimento nel mercato del lavoro, investimenti ne sono stati fatti tanti – in corsi di lingua, di istruzione superiore e universitaria, di avviamento al lavoro… – ma il tasso di disoccupazione giovanile in Italia sfiorava il 30 per cento prima dell’emergenza coronavirus.

Se i gesuiti dei Centri Astalli mentono, la Caritas Diocesana di Palermo fa altrettanto e peggio in un comunicato del 22 agosto, greve di avversione e accuse all’Occidente, di odio e disprezzo. Caritas tocca la corda dei sentimenti evocando false immagini di moltitudini di donne e bambini in fuga da fame e guerra, “che concludono in Sicilia, in maniera indegna, un lungo esodo in cerca di libertà e di vita buona”; e, in un crescendo,  procede con una delirante accusa al governatore Musumeci di negare il diritto umano alla mobilità e di aver scelto la “via mistificante di una nuova cosciente discriminazione”: “se coloro che provengono dai paesi del Nord del mondo, interessati fortemente dal coronavirus, possono muoversi ed entrare liberamente in Sicilia, perché i migranti no?”.

Sarebbe interessante sapere se Caritas a questo proposito parla in buona fede,  visto che non fa differenza tra ingressi legali (dal nord i turisti arrivano con passaporto e visto) e quelli illegali di chi i documenti li butta via. Quel che segue non lascia dubbi: è una sintesi del consueto repertorio di invettive all’Occidente: “Al contrario, quanti provengono dai paesi del Sud del mondo, quanti sono sottoposti giornalmente allo sfruttamento dell’Occidente, quanti hanno ‘ricevuto’ il covid dal Nord del pianeta, come una ennesima piaga, costoro no, non possono muoversi liberamente: rappresentano un pericolo sanitario. I poveri sono dunque pericolosi, devono essere discriminati”.

Il comunicato termina con previsioni paurose di una “catastrofe planetaria che verrà da un mondo disunito e disumano”, esito inevitabile della “cultura dello scarto” e di “teorie umanamente ed evangelicamente inaccettabili che equiparano i poveri a untori”. E non poteva certo mancare un’esortazione finale in stile Pachamama: “Solo l’abbraccio tra tutti gli uomini e l’abbraccio dell’umanità alla madre Terra potrà darci futuro e speranza”. Degna conclusione di un comunicato intriso di menzogne e disprezzo.