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IMMIGRAZIONE

Sull'immigrazione il governo ricorre alla magia

Centinaia di migliaia di immigrati clandestini fuori controllo. In Italia è caos. Ma il governo, invece che prendere in seria considerazione i respingimenti concordati (ormai la linea dominante in Europa), risponde con battute e slogan demagogici, affermando che l'immigrazione non si può fermare ma al massimo governare. Quando invece è solo grazie a Ong e governo che gli immigrati arrivano in Italia.

Editoriali 13_03_2017
Minniti

L’immigrazione illegale semina il caos in Italia dove ormai sono centinaia di migliaia i clandestini fuori controllo e il presidente del consiglio Paolo Gentiloni, dichiara in Senato che un problema del genere non lo risolve neppure Mago Merlino. Del resto lo stesso premier ammette che il governo non ha alcuna intenzione di stroncare i traffici di esseri umani ma punta solo a frenare "i migranti in procinto di attraversare il mare" per “regolare i flussi".

In pratica Gentiloni implora i trafficanti di mandarceli un po’ per volta, non tutti assieme. Dichiarazioni che hanno il sapore della resa incondizionata, che incoraggeranno altri milioni di africani a partire e i trafficanti a procurarsi altri gommoni e barconi per aumentare anche quest’anno gli incassi che nel 2015 erano stimati da Europol in 6 miliardi di euro. Si sfregheranno le mani anche le Ong che ormai, come radiotaxi, vanno a prendere i clandestini quasi sulle spiagge libiche, e le associazioni che si dividono quest’anno i 4,2 miliardi di euro (3,8 l’anno scorso) del business dell’accoglienza e che fanno capo per lo più all’area cattolica, a numerose cooperative sociali rosse e bianche legate in modo trasversale a diverse forze politiche.

Si rischia la depressione ad ascoltare le parole di Gentiloni specie se le si confronta con la comunicazione attuata dal governo australiano che con la campagna “No way” e l’operazione “Sovereign Borders” riporta nelle acque di partenza le imbarcazioni di migranti illegali scoraggiandone i flussi e impedendo migliaia di morti in mare. Insomma, la politica avrebbe molto da fare invece di appellarsi ai maghi delle favole, soprattutto di fronte ai tragici dati resi noti dal Ministero degli Interni. Dall’inizio dell’anno al 5 marzo sono stati sbarcati in Italia dalla Libia 15.844 migranti, il 74,09% in più rispetto ai 9.117 dello stesso periodo dell'anno scorso. Come sempre si tratta per lo più uomini adulti e in buone condizioni fisiche che non fuggono da guerre o carestie e sono benestanti per gli standard dei loro paesi di origine (Guinea, Nigeria, Costa d'Avorio, Gambia, Senegal, Marocco, Malì, Sierra Leone e Camerun e Bangladesh). Migranti economici che non avrebbero alcun titolo per essere accolti in Italia in base alla Convezione di Ginevra sui Rifugiati, persone in gran parte da espellere anche secondo l’agenzia europea Frontex e lo stesso governo italiano che pure continua a consentire lo sbarco in Italia a chiunque paghi i trafficanti.

Invece di chiamare in causa Merlino Gentiloni avrebbe diverse armi da usare per cambiare le cose. Forse non ha il coraggio di attuarle o è succube degli interessi di chi specula su questi traffici ma in termini pratici le alternative a subire l’iniziativa dei trafficanti certo non mancano. Le flotte italiana ed europee potrebbero finalmente applicare i “respingimenti assistiti”, raccogliendo in mare i migranti già nelle acque libiche evitando così naufragi e migliaia di vittime ogni anno. Sulle navi militari si potrebbero separare bambini soli e persone bisognose di cure da trasportare in Italia (e poi rimpatriare esercitando pressioni anche economiche sui paesi d’origine) da tutti gli altri da riportare immediatamente sulle spiagge libiche. Un’operazione da attuare impiegando mezzi da sbarco e scorta militare con una nave da guerra a protezione di quel tratto di spiaggia. I flussi cesserebbero nel giro di una settimana perché nessuno pagherebbe più i trafficanti sapendo che si ritroverà in Africa. Inoltre l’Onu sarebbe obbligato a intervenire in Libia per rimpatriare i 400 mila migranti che secondo le stime sono in attesa d imbarcarsi.

Il ministro degli Esteri, Angelino Alfano, ha ribadito che per penetrare con le flotte nelle acque libiche occorre il via libera del governo libico o dell’Onu. Ma è solo una scusa per mascherare la mancanza di coraggio del nostro esecutivo. In realtà statunitensi ma anche emiratini, egiziani e algerini hanno condotto azioni belliche in Libia senza chiedere permesso a nessuno e l’Italia ha tutto il diritto di respingere le minacce provenienti da un territorio fuori controllo quale la Libia. Inoltre il ministro degli Interni Marco Minniti ha firmato un accordo col premier libico riconosciuto, Fayez al-Sarraj, al quale Roma dovrebbe imporre fin da ora di accettare i respingimenti. L’intesa siglata ha poche speranze di concretizzarsi perché al-Sarraj non controlla neppure Tripoli e le milizie che lo sostengono sono in parte le stesse che si arricchiscono con i traffici di esseri umani.

Anche quando avremo addestrato i 500 uomini della Guardia costiera libica fornendo loro 10 motovedette si tratterà comunque di una forza inconsistente: divisi in turni di 8 ore e al netto di un assenteismo, endemico da quelle parti, nell’impiego pubblico la Guardia costiera libica potrà garantire al massimo la presenza di un centinaio di uomini con poche motovedette in mare per coprire centinaia di chilometri di costa. Auspicabile inoltre che vengano usate contro i trafficanti e non per catturare i pescherecci di Mazara del Vallo. Il diritto internazionale obbliga a soccorrere in mare gli immigrati illegali e a sbarcarli nel “porto sicuro più vicino” che nel caso ei traffici libici non è un porto italiano. Malta e Tunisia sono molto più vicini ma La Valletta, membro della Ue, non ha mai accolto migranti che turberebbero la “vocazione turistica” della sua economia e Tunisi non vuole saperne perché teme restino poi all’interno dei suoi confini. Convincere la Tunisia, anche con aiuti finanziari, ad accettare che i migranti vengano sbarcati nei suoi porti e poi rimpatriati dall’Onu (come accadde nel 2011 per un milione di lavoratori stranieri in fuga dalla guerra civile libica) determinerebbe comunque la fine dei flussi illegali perché la Tunisia non è in Europa e non sarà mai una metà per gli immigrati africani illegali.

Invece di agire valutando queste due opzioni il governo la butta in demagogia e aria fritta. Sabato Minniti ha detto banalmente che il fenomeno migratorio "non va ne' subito ne' inseguito, ma va governato". Per ora però lo stiamo totalmente subendo. "Abbiamo fatto in questi anni dell'accoglienza la bandiera del nostro Paese e, per quanto ci riguarda, accogliere chi fugge dalla guerra e i bambini non accompagnati, un dovere morale" ha aggiunto il ministro. Belle parole ma fuori luogo: accogliamo per lo più uomini adulti benestanti e che non fuggono da nessuna guerra, di fatto accogliamo chiunque paghi criminali collusi coi terroristi islamici.

Gentiloni e il suo governo farebbero quindi meglio a rimboccarsi le maniche e trovare soluzioni invece di appellarsi a improbabili magie o al linguaggio politically correct che ha effetti devastanti sulla credibilità residua dell’Italia e dell’Europa.