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Tunisia al voto, rischio Turchia

  • Da qui, mesi fa, partì il vento inaspettato
    del rinnovamento arabo. Ma molto da allora
    è cambiato, e non solo in Tunisia.
  • Le urne riveleranno la forza reale degli estremisti islamici, in specie dei Fratelli Musulmani. La cui vittoria devasterebbe anche gli equilibri dell'inquieto e inquietante Egitto.
  • Rachid el-Ghannouchi, leader della Fratellanza tunisina, strizza l'occhio elettorale al laicismo turco, ma nei suoi libri invoca la shari'a.
  • Il mondo scruta. È l'ultima speranza della "primavera araba". Anzi, all'ultima spiaggia.

Attualità 21_10_2011
Tunisia, i manifesti elettorali del movimento El Nahdha

 

Da ieri, 20 ottobre, i tunisini sono chiamati alle urne per eleggere i membri dell’Assemblea Costituente. Ieri, oggi e domani si vota nelle circoscrizioni estere presso i consolati. Il 23 ottobre si voterà in Tunisia. È la prima esperienza elettorale della primavera araba che non solo segnerà il futuro prossimo della repubblica tunisina, ma anche quello delle rivoluzioni arabe.

I risultati metteranno a nudo la forza reale dei movimenti legati all’estremismo islamico, in modo particolare quello dei Fratelli musulmani rappresentati nel paese del gelsomino dal movimento El Nahdha di Rachid al-Ghannouchi [nella foto, un sostenitori affigge manifesti elettorali del movimento]. La posta in gioco era ed è talmente alta che la campagna elettorale è stata molto intensa sia dal punto di vista nazionale che internazionale. Lo scorso settembre il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan, in visita ufficiale in Tunisia, è stato accolto all’aeroporto da Ghannouchi. Non è stato certamente un caso. A un mese dalle lezioni Erdogan ha lanciato un messaggio rassicurante all’opinione pubblica: non c’è alcun motivo di temere El Nahdha. «Islam e democrazia non sono contraddittori. Un musulmano può governare uno Stato con molto successo», ha dichiarato il leader del Partito Giustizia e Sviluppo. Che Erdogan fosse il punto di riferimento di Ghannouchi e del suo movimento era chiaro sin dal gennaio scorso, quando il leader tunisino aveva dichiarato alla Associated Press che si sentiva «vicino a Erdogan», non certo a «Khomeini o Bin Laden». Tanto che il motto sul logo del suo movimento è «Libertà, giustizia e sviluppo».  Anche la tradizione laica tunisina è molto vicina a quella turca di Kemal Ataturk, tanto che Tunisia e Turchia sono gli unici due paesi islamici ad avere abolito la poligamia prevista dal diritto islamico. Quindi quale migliore sponsor di Erdogan che, nel corso della visita, si è anche premurato di chiarire la propria posizione nei confronti dello Stato ebraico che «non potrà più fare quel che vuole nel Mediterraneo».

La campagna elettorale ha visto Rachid al-Ghannouchi promuovere El Nahdha anche in Italia, dove al 31 dicembre 2009 l’Istat riporta la presenza di 103.678 tunisini. Pochi se ne sono accorti, ma il 25 settembre era al palasport Reggio Emilia per partecipare a un evento dal titolo Insieme per la rinascita, termine quest’ultimo che è la traduzione italiana dell’arabo El Nahdha, per sostenere il candidato del suo movimento per la circoscrizione Italia, Osama El Saghir, ex Presidente dei Giovani Musulmani d’Italia, associazione giovanile legata all’Ucoii  (Unione delle Comunità e delle Organizzazioni Islamiche in Italia). Una testimonianza a firma di Cinzia Aicha Rodolfi e Basma Aissa pubblicata sul sito www.islam-online.it riferisce l’accoglienza calorosa ed entusiasta riservata al leader tunisino che «ricorda il 14 gennaio e l’inizio proprio dalla Tunisia di tutto un cambiamento straordinario nel mondo arabo-musulmano […] ricorda che la Tunisia è un paese di grande storia, di immense risorse, ma oggi è rovinato da tanti anni di terribile dittatura» e infine ricorda la necessità di andare a votare.  La presenza di Ghannouchi a Reggio Emilia e la scelta del candidato italiano conferma tra l’altro quanto è sempre stato negato dall’Ucoii e dai Giovani Musulmani d’Italia ovvero il loro legame ideologico con il movimento dei Fratelli musulmani. In un’intervista rilasciata al sito European Alternatives Osama El Saghir ha dichiarato: «Sono arrivato in Italia nel 1994, a seguito dell'inasprirsi della repressione del Governo di Ben Alì contro gli attivisti dell'opposizione e in particolare del Nahda, il partito islamico in cui militava mio padre» e per quanto riguarda El Nahdha che si tratta «di un partito islamico che cerca di costruire un rinascimento democratico, richiamandosi alle basi culturali e religiose arabe e islamiche. Presentarla come una forza schierata su posizioni estremiste è stata una delle  manipolazioni portate avanti dal regime con il tacito assenso di molti media globali; in realtà è stato criticato dalla stessa Fratellanza Musulmana per le sue posizioni moderate».  Saranno posizioni moderate, ma le affermazioni di Ghannouchi nel volume Muqarabat (Avvicinamenti, Dar al-Mujtahid, Tunisi 2011, pag. 33) non lasciano ombra di dubbio sulla sua concezione di Stato: «Lo Stato islamico è uno stato di diritto per eccellenza ovvero l’autorità della sharia prevale su quella dello Stato».

Le forze laiche tunisine non tacciono, si muovono sul territorio e su internet. Sono decisamente sfavorite dal punto di vista economico. Sara Ben Guiza, giovane studentessa tunisina candidata in Italia per il Polo Democratico Modernista, ha fatto campagna elettorale prevalentemente con mezzi propri e con l’inesperienza di chi non ha mai fatto politica, ma che al contempo desidera il bene del proprio paese e dei propri concittadini. Si sente tunisina punto e basta, vuole aiutare i propri connazionali a vivere meglio la tanto agognata libertà. Lo stesso vale in Tunisia per il fronte dei partiti laici.

Siffatto panorama non lascerebbe ben sperare. Da un lato l’estremismo islamico ben organizzato e ben finanziato, dall’altro un fronte laico frantumato e con un potere economico limitato. Tuttavia si nota un certo nervosismo da parte di El Nahdha. Il 19 ottobre Rachid al-Ghannouchi nel corso di una conferenza stampa ha insistito sulla gravita del rischio di un’eventuale falsificazione dei voti e ha dichiarato che «se ciò accadesse, il partito non esiterebbe a unirsi alle forze rivoluzionarie». Ha altresì confermato la proiezione che vedrebbe il suo movimento ottenere il 50%. Il leader di El Nahdha sembra volere mettere le mani in avanti, su una possibile brutta sorpresa dalle urne. Ebbene i sondaggi sulle intenzioni di voto hanno sempre dato il suo partito tra il 20% e il 30%, ma al 5 settembre un sondaggio dell’agenzia Tunis Afrique Presse rivela che circa il 66% dei tunisini è ancora indeciso sul voto. Il 36,6% dei giovani teme che la rivoluzione venga scippata dagli estremisti. Non vanno dimenticati gli ultimi eventi che hanno visto gli attacchi da parte dell’estremismo islamico alla televisione Nessma per la proiezione del cartone animato Persepolis, poiché offensivo della religione islamica.
Chissà che il Polo Democratico Modernista con capolista per Tunisi 1 Samir Taieb, docente universitario alla Facoltà di diritto e scienze politiche dell'Università al Manar, membro del "laboratorio di diritto costituzionale" e gli altri partiti laici non ci riservino la tanto agognata sorpresa.

Ebbene, i tunisini dovranno riflettere seriamente sul loro futuro, sulla loro libertà - quella vera - prima di recarsi alle urne, dovranno essere consapevoli che, pur essendo solo undici milioni, segneranno il futuro della “primavera” araba che hanno avviato il gennaio scorso e ricordare che, a differenza di quanto è accaduto in Egitto, i ragazzi e le ragazze che manifestavano durante la rivoluzione del gelsomino non avevano nulla a che fare con l’estremismo islamico.