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EDITORIA

Tutte le manovre dietro l’assalto al Corsera

C’era da aspettarselo. Era impensabile che i cosiddetti “poteri forti”  lasciassero campo libero all'editore Urbano Cairo nella sua scalata al gruppo Rcs. Il Corriere della Sera, pur pieno di debiti e con appeal in forte ribasso nell’era di internet e dei social network, rappresenta in ogni caso un boccone ghiotto per alcuni settori finanziari e anche per la politica. Ecco chi sono gli anatgonisti di Cairo e perché c'entra anche il premier Renzi.

Economia 18_05_2016
La sede di via Solferino del Corriere della Sera a Mlano

C’era da aspettarselo. Era impensabile che i cosiddetti “poteri forti”, ammesso che esistano ancora e che siano in grado di “ruggire” come ai vecchi tempi, lasciassero campo libero a Urbano Cairo nella sua scalata al gruppo Rcs. Il Corriere della Sera, pur pieno di debiti e con appeal in forte ribasso nell’era di internet e dei social network, rappresenta in ogni caso un boccone ghiotto per alcuni settori finanziari e anche per la politica. 

Ecco perché, a circa un mese dalla proposta dell’editore de La7, è arrivata, due giorni fa, quella di un’altra cordata, composta da Diego Della Valle, Mediobanca, Unipol e Pirelli, soci storici del Corriere, che si sono alleati con il fondo Investindustrial dell’imprenditore Andrea Bonomi. Sul piano squisitamente finanziario, quest’ultima è di gran lunga preferibile alla prima perché è un Offerta pubblica di acquisto e non di scambio e perché punta sul contante: 0,70 euro per azione. La newco dei soci storici rappresenta attualmente il 22,6% del pacchetto azionario e tenterebbe la scalata all’altro 77,4%. La proposta di Cairo, come si diceva, è quella di uno scambio azionario: un’azione Cairo Communication in cambio di 8,3 titoli Rcs, il che equivale a circa 0,52 euro per ciascuna delle azioni del Corriere. 

L’Opa totalitaria della seconda cordata valorizza la società 70 centesimi per azione, per un totale di circa 365 milioni, il 31,58% in più rispetto a quanto offerto da Cairo, per di più in azioni della sua casa editrice e non in denaro sonante. Nei giorni scorsi l’amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel, aveva fatto “melina” affermando di non essere a conoscenza di proposte alternative a quelle di Cairo. Ora la seconda offerta c’è e mira a raggiungere due obiettivi: mettere all’angolo Intesa Sanpaolo (vero alleato di Cairo è il banchiere prodiano Giovanni Bazoli), prima banca creditrice di Rcs, e impedire che Il Corriere, dopo il disimpegno di Fca e della famiglia Elkann, possa virare decisamente verso i lidi antigovernativi.

Il premier in questi mesi così delicati di campagna referendaria non può permettersi di avere il primo quotidiano d’Italia che gli rema contro. Non è casuale che, all’indomani dell’allontanamento di Marchionne e del vecchio mondo Fiat dall’editoria italiana, Ferruccio De Bortoli, non propriamente renziano, abbia ripreso a scrivere con continuità editoriali sul giornale che ha diretto per anni. In caso di acquisizione del gruppo da parte di Cairo, sarebbe con ogni probabilità lo stesso De Bortoli a diventare presidente del gruppo o addirittura a tornare alla guida del Corriere. La partita per il controllo del quartier generale di via Solferino si fa quindi incandescente perché in essa si intrecciano trame finanziarie e disegni politici. In queste ore circolano anche voci insistenti di una terza proposta in arrivo. 

Forse sarà proprio questo l’epilogo della delicata vicenda, considerato che Intesa, schierata dalla parte di Cairo (anche perché Banca Imi, che fa parte del gruppo Intesa, è uno dei consulenti che supportano il piano dell’imprenditore piemontese), potrebbe comunque contrastare la controffensiva di Mediobanca e mettere i bastoni fra le ruote alla cordata antagonista. Essendo Intesa la prima banca creditrice di Rcs, essa giocherà un ruolo decisivo sul fronte della rinegoziazione del debito (centinaia di milioni di euro, dei quali ben 162,4 detenuti da quella Banca) e non accetterà supinamente l’eventuale conquista del Corriere da parte di Bonomi e dei vecchi soci, tra cui la rivale Mediobanca. 

Il finanziere milanese, d’altra parte, sembra smanioso di affermare una sua leadership nel settore dell’editoria, dopo alcune operazioni in altri ambiti, tra cui quello turistico. La sua idea sarebbe quella di ottimizzare i ricavi derivanti dal mondo degli eventi sportivi e di ampliare l’offerta digitale del gruppo Rcs, svecchiando il pubblico dei suoi giornali, intercettando un’utenza più giovanile e creando un polo multimediale internazionale. In qualche modo un’altra declinazione del verbo rottamare, non a caso gradita a Renzi, timoroso fino a due giorni fa per i proclami bellicosi di Cairo e ora rassicurato da questa controfferta. Presto sapremo chi la spunterà.