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FAMIGLIA

Tyree: star del football, paladino del matrimonio

Se lo Stato di New York legalizza le "nozze" gay sarà l'anarchia. Il "mitico" ricevitore del New York Giants David Tyree scende in campo con un video.

Attualità 24_06_2011
David Tyree, pro-family

 

David Tyree si è ritirato l’estate scorsa. Negli Stati Uniti è un eroe del football, soprattutto da quel Super Bowl del 3 febbraio 2008 in cui giocando da wide-receiver guidò i suoi New York Giants al trionfo sui New England Patriots di Boston con quelle azioni da urlo che a due minuti dalla fine chiusero la partita con uno smaccante 17 a 14. I ricevitori di palla come lui fanno in fretta a finire nei libri di storia; nell’attesa, a David spetta ancora una volta l’onore della cronaca. Non però per i suoi virtuosismi con il pallone a mandorla, ma perché dice che «il matrimonio è una di quelle cose che costituisce la spina dorsale della società».

Dov’è la notizia? Qual è la novità, anzi lo scandalo di una frase così innocua, di un pensiero tanto evidente, di una frase normale come questa? Non c’è, Tyree ha detto l’ovvio. Ma l’ovvio detto oggi è già una cosa eccezionale, soprattutto mentre nel Senato dello Stato di New York (la Camera ha già detto “sì”) incalza la battaglia all’ultimo voto per la legalizzazione del “matrimonio” omosessuale”, una battaglia che ha visto scendere in campo anche l’arcivescovo cattolico della Grande Mela, mons. Timothy M. Dolan, fronteggiato, sul versante opposto, dal governatore dello Stato Andrew M. Cuomo, Democratico e cattolico progressista, dal sindaco della città, Michael Bloomberg, Repubblicano ed ebreo riformato, e dal presidente Barack Obama che (?) “ci sta ripensando”.

In questo scontro senza esclusione di colpi, Tyree, 31 anni, cristiano praticante, marito felice e padre altrettanto (di quattro figli), ha scelto di fare da testimonial in un videomessaggio della National Organization for Marriage che indefessamente si oppone alle “nozze” gay perché - dice - teme l’anarchia in cui sprofonderebbe una società che cedesse su un fronte tanto delicato.

Tyree, l’eroe degli sportivi americani, non lo dice per partigianeria politica, ma mettendosi «nella prospettiva delle preghiera». Del resto sembra ricalcare, quasi citare, i toni dell’arcivescovo Dolan: «La questione vera è come sia possibile che il matrimonio sia matrimonio per migliaia di anni e che adesso, all’improvviso, [cambi] a causa di una minoranza, di una minoranza influente che spinge, che persegue scopi precisi, che vuole rimodellare completamente un qualcosa che non è stato creato nel nostro Paese, che non è stato creato dall’uomo, un qualcosa che è santo e sacro».

Il parlato di Tyree è spontaneo, non esattamente quello di un intellettuale. Lui si esprime così, con il cuore in mano, come in mano stringe da campione il pallone del football. È più credibile lui, però, uomo della gente che parla direttamente alla gente, di mille sofisticate concioni. Immaginiamocelo apparire sui videoschermi giganti issati sui grattacieli di New York per sostenere, calmo e diretto, l’inviolabilità del matrimonio; immaginiamocene il faccione scuro e calvo, la voce tranquilla e serena, strappare spazi preziosi alle pubblicità di sontuose griffe o di grandi brand, rubando anche solo un minuto ai newyorkesi sempre di corsa (gli altri americani ne canzonano la camminata frenetica) per offrire quella che magari è l’unica fugace occasione di riflessione sul matrimonio che capiterà alle loro vite.

Il matrimonio, sì, nella tentacolare New York. «Penso che non vi sia nulla di più onorevole», dice diretto David “Gran Ricevitore” Tyree, «nulla per cui valga più la pena battersi, specialmente se ci stanno davvero a cuore le generazioni future».

I giocatori del football americano sono come dei gladiatori lanciati nell’arena, come dei cavalieri medioevali che si sfidano alla giostra. Il matrimonio, nella Grande Mela: «Se lo ridefinite, cambia il modo con cui educhiamo i nostri figli», afferma Tyree, «cambia la percezione di ciò che è buono, di ciò che è corretto, di ciò che è giusto».

Nei New York Giants è del resto scoppiata la guerra civile. Pochi giorni fa, Michael Strahan e Steve Tisch, rispettivamente presidente e vicepresidente esecutivo della squadra, hanno aperto le ostilità dichiarandosi a favore del “matrimonio” omosessuale anche loro registrando video sponsorizzati dall’organizzazione Human Rights Campaign - più di un milione di membri in tutti gli Stati Uniti che, dal 1980, si battono per la “comunità” lesbo-gay-bisexual-tansgender - nel quadro di una colossale offensiva intitolata “New Yorkers for Marriage Equality”. Sì, avete letto bene. Diritti umani. Perché, dicono i sostenitori die “diritti” delle coppie gay, legalizzare le “nozze” omosessuali è oggi una questione di vita o di morte, di diritti inalienabili della persona umana.

Quello di Tyree non è però un caso limite, isolato, folle. Di uomini grandi e semplici come Tyree, cioè di Gianni Rivera e Sandro Mazzola del football americano che scelgono di stare dalla parte del buon senso e della verità delle cose ce ne sono. La memoria corre ovviamente a Tim Tebow, il quarterback fuoriclasse che con i Florida Gators usava giocare tatuandosi versetti della Bibbia sugli zigomi al posto delle strisce nere antiriflesso dei suoi colleghi. Al Super Bowl del 7 febbraio dell’anno scorso mandò in estasi il Sun Life Stadium di Miami Gardens e su tutte le furie le lobby abortiste per quel video-testimonianza registrato con la benemerita Focus on the Family. Di Tebow hanno perso le tracce soltanto i perditempo. Tim non ha mai smesso la sua dolce crociata antiabortista e oggi, lui che all’aborto è scampato per merito di una vera mamma coraggio che osò sfidare il parere mortale di certi medici, torna a raccontarci tutto in un’autobiografia.

In Through My Eyes (HarperCollins, New York 2011), scritto con Nathan Whitaker, racconta di come, cambiato squadra, militi oggi nei Denver Broncos, di come potrebbe diventare la prossima stella nel firmamento della National Football League e di come considerisempre  la vita un dono meravigliosamente intangibile.

Oggi però non scordiamoci di Tyree, che chiede aiuto via Twitter: «Gente di fede… fatemi arrivare qualche preghiera. Piovono frecce da ogni parte. Beati coloro che sono perseguitati a causa del Suo nome».

- Guarda il video di David Tyree sul canale YouTube de La Bussola Quotidiana

- Guarda lo spot di Tim Tebow sul canale YouTube de La Bussola Quotidiana