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PERU'

Uccisi dai maoisti di Sendero: oggi sono beati

Due giovani francescani polacchi e un sacerdote bergamasco di mezza età. Uccisi nel 1991 a pochi giorni di distanza gli uni dagli altri; colpiti da un'ideologia che non accettava concorrenti tra i poveri delle Ande. È il profilo di don Sandro Dordi e dei padri Miguel Tomaszek e Zbigniew Strzalkowski, i missionari uccisi dalla guerriglia maoista di Sendero Luminoso che oggi a Chimbote in Perù salgono all'onore degli altari.

Ecclesia 05_12_2015
Don Alessandro Dordi, sacerdote fidei donum, e i due frati polacchi, Michele Tomaszek e Zbigniew Strzalkowski

Due giovani francescani polacchi e un sacerdote bergamasco di mezza età. Uccisi nel 1991 a pochi giorni di distanza gli uni dagli altri; colpiti da un'ideologia che non accettava concorrenti tra i poveri delle Ande. È il profilo di don Sandro Dordi e dei padri Miguel Tomaszek e Zbigniew Strzalkowski, i missionari uccisi dalla guerriglia maoista di Sendero Luminoso che oggi a Chimbote in Perù salgono all'onore degli altari con il solenne rito di beatificazione presieduto dal prefetto della Congregazione per le cause dei santi, il cardinale Angelo Amato.

Da quando Benedetto XVI ha voluto riportare i riti di beatificazione nelle diocesi in cui i testimoni del Vangelo sono vissuti, il rischio è quello di derubricare questi eventi al rango di cerimonie locali. Ma in questo caso sarebbe davvero un peccato; questo rito, che avviene a meno di venticinque anni dalla tragica uccisione dei tre missionari, dice, infatti, una parola molto importante su un tema come il primato dei poveri, con così grande forza affermato da papa Francesco. Perché è tra gli ultimi, al servizio delle periferie in assoluto più dimenticate (quelle rurali) che i padri Miguel e Zbigniew e don Sandro hanno speso la loro vita. Trovando la morte proprio per mano di chi, in nome di un'ideologia, pensava di cancellare la povertà attraverso la rivoluzione, da coltivare sulle montagne e poi esportare a Lima, la capitale del Perù.

I due frati - polacchi come il Papa che a Puebla nel 1979 aveva indicato la strada alla Chiesa dell'America Latina - erano arrivati nella cittadina di Pariacoto nel 1989, proprio l'anno in cui l'Europa dell'Est iniziava a uscire dalla cortina di ferro. A mandarli là, a 1200 metri di altezza, era stato l'allora vescovo di Chimbote, monsignor Luis Bambarin; un pastore che aveva ben chiaro il confine tra l'attività in favore dei poveri e l'ideologia armata. Aveva lanciato una campagna dal titolo emblematico: «Mi impegno per Cristo e per il Perù ad essere costruttore di pace e difensore della vita». Non sorprende che Sendero Luminoso lo vedesse come un pericoloso concorrente. «Io stesso sono sopravvissuto a due tentativi di assassinio», ha raccontato monsignor Barbarin, oggi ottantasettenne, in un'intervista a Mondo e Missione (clicca qui). «I terroristi avevano minacciato di uccidere due dei miei preti ogni settimana se non avessi lasciato la diocesi. Allora a Chimbote c’erano quasi solo missionari stranieri, pochissimi preti peruviani». 

Non erano solo parole: il 9 agosto 1991 i guerriglieri maoisti prelevarono padre Miguel e padre Zbigniew subito dopo la celebrazione della Messa in parrocchia. E li riportarono cadaveri il giorno dopo. Uccisi per via di attività come leggere la Bibbia, pregare il rosario, organizzare l'attività caritativa: tutte cose che per Sendero Luminoso potevano gravemente ritardare l'avvento della rivoluzione. Pochi giorni dopo toccò a don Sandro Dordi, sacerdote della diocesi di Bergamo donato al Perù come fidei donum, quella forma di cooperazione missionaria che - per volontà di Pio XII, ribadita poi dal Vaticano II - vede anche i preti diocesani partire per la missione. Come gli altri sacerdoti di Chimbote non aveva voluto lasciare la sua gente, don Sandro, pur sapendo i rischi che correva. 

«Gli aiuti che ci vengono dall’estero li investiamo senza dar nell’occhio, con molta cautela, perché siamo controllati da Sendero Luminoso che non vuole queste cose, perché sono interpretate come forme di paternalismo imperialista», scriveva pochi giorni prima di morire. «Proprio in questi ultimi giorni per questo motivo i terroristi hanno ammazzato due padri polacchi della nostra diocesi di Chimbote; non descrivo i dettagli raccapriccianti dell’uccisione di questi due sacerdoti. Noi pure siamo in una situazione tesissima perché non mancano le minacce… viviamo in uno stato di preoccupazione ed angoscia… pregate per noi». Il 25 agosto di quello stesso anno fu ucciso anche lui. Quindici giorni dopo, esattamente come avevano detto a monsignor Barbarin.

Il sangue di questi martiri non è stato inutile: ha rivelato a tutti il vero volto di Sendero Luminoso. Se colpivano così quelli che spendevano la vita per i poveri, in favore di chi era la rivoluzione che i guerriglieri predicavano? «La beatificazione di questi tre martiri», ha commentato ancora monsignor Bambarin su Mondo e Missione, «è un evento storico per il Perù. Consegna definitivamente al passato il capitolo sinistro del conflitto interno costato al Paese 70 mila morti». Martiri della verità annunciata stando accanto ai poveri. Figure oggi quanto mai preziose.