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Pressing all'europea

UE: omogenitorialità e divieto utero in affitto possono coesistere

Secondo l'UE il riconoscimento dei figli dei gay e divieto di maternità surrogata possono coesistere. Ma non è così

Gender Watch 21_07_2023

Mesi or sono la maggioranza aveva bocciato un regolamento Ue che prevedeva il riconoscimento dell’omogenitorialità in tutti gli stati membri. Una delle motivazioni della bocciatura fu che in tal modo si legittimava indirettamente la maternità surrogata.

Ora in un documento - firmato dal vicepresidente della Commissione UE, Maros Sefcovic, e dal commissario per la Giustizia, Didier Reynders e indirizzato all’Italia – si legge che «la proposta [di regolamento UE] lascia impregiudicata la competenza degli Stati membri, ai sensi dei trattati dell'Ue, di adottare misure di diritto sostanziale in materia di famiglia e, pertanto, di decidere se regolamentare o vietare la maternità surrogata nel proprio territorio».

Per l’UE quindi si potrebbe riconoscere il figlio nato dall’utero in affitto e nello stesso tempo punire la coppia gay che vi ha fatto ricorso. Ma in tal modo sarebbe un incentivo ad infrangere la legge. Meglio non riconoscere nemmeno gli effetti di un reato. È come se si volesse riconoscere la validità dei traffici della mafia e nello stesso tempo tenere in piedi il reato di associazione di stampo mafioso.

Inoltre il nostro ordinamento giuridico non può riconoscere l’omogenitorialità e questo a prescindere dalla volontà di vietare anche all’estero la pratica dell’utero in affitto. Infatti per il nostro ordinamento un bambino può avere solo un padre e una madre, non due papà o due mamme.