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liturgia

Un nuovo messale per il rito ambrosiano

È la seconda edizione postconciliare, che recepisce la scansione dei tempi liturgici già presente nel lezionario e i recentissimi adattamenti del rito romano. 

Borgo Pio 28_02_2024

Un nuovo messale per il rito ambrosiano: lo ha annunciato mons. Mario Delpini la scorsa settimana. La promulgazione ufficiale avverrà il giovedi santo.

Si tratta della seconda edizione dopo la riforma liturgica. La prima fu quella del 1976, promulgata dal cardinale Giovanni Colombo (aggiornata nel 1990 dal cardinale Carlo Maria Martini). Il nuovo messale ambrosiano recepisce la scansione liturgica del lezionario in vigore dal 2008: l'intervento principale fu la sostituzione del tempo ordinario con i tempi "dopo l'Epifania" e "dopo la Pentecoste". Una riforma nella riforma che, a suo tempo, vide l'opposizione del cardinale Giacomo Biffi (arcivescovo di Bologna, ma proveniente da Milano, tanto che da emerito chiese al successore Caffarra il permesso di tornare alla "sua" liturgia ambrosiana), cui replicò il professor Cesare Alzati, difendendo invece il nuovo lezionario.

Naturalmente il nuovo messale aggiorna anche il calendario, includendo «le messe complete della Santa Gianna Beretta Molla (28 aprile), di San Paolo VI (30 maggio), di Santa Teresa Benedetta della Croce (9 agosto), del Beato Alfredo Ildefonso Schuster (30 agosto) e del Beato Carlo Gnocchi (25 ottobre)» e «l’orazione propria degli ultimi beati ambrosiani entrati nel Calendario liturgico come il Beato Carlo Acutis (12 ottobre) e la Beata Armida Barelli (19 novembre)».

Last but not least, sulla scia delle modifiche introdotte nel 2020 nel Messale romano «la nuova versione del Rito della Messa contiene la revisione della traduzione delle Preghiere eucaristiche, del Gloria e del Padre Nostro», prontamente adottate sin da allora anche all'ombra della Madunina. E forse non si era mai vista tanta sollecitudine ambrosiana nell'uniformarsi al rito romano. Sarebbe accaduto lo stesso se, per esempio, il Messale Romano avesse poi tradotto il pro multis della consacrazione in «per molti», come si ventilava qualche era geologica fa?