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TORINO

Una stanza per la vita, parte la sfida all’aborto in corsia

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A Torino nasce la stanza con volontari pro life all'interno dell'ospedale Sant'Anna per dare supporto alle donne a un passo dall'aborto. È la terza esperienza in Italia ed è destinata a suscitare le solite polemiche, ma la Regione Piemonte, capofila dell'accordo con FederviPa, andrà avanti: «Non temiamo le critiche, aiutare le donne è una conquista sociale». Parla l'assessore Marrone.

Vita e bioetica 01_08_2023

Una piccola stanza con una grande missione: fermare l’aborto proprio là dove si effettuano le interruzioni di gravidanza, l’ospedale. È destinata a suscitare il solito vespaio di polemiche l’iniziativa della Regione Piemonte, che ha portato a termine il primo accordo con l’ospedale Sant’Anna di Torino e la Federazione del Movimento per la vita (FederviPa) per istituire in corsia una stanza dove fornire supporto alle donne e alle coppie che hanno deciso di interrompere la gravidanza. 

Non è la prima volta in Regione (l'altra è all'ospedale Mauriziano), mentre nel resto d'Italia è ormai storica quella dell'ospedale Mangiagalli di Milano, ma l’esperienza pilota di Torino porta a termine un percorso politico pro life e completa il ciclo di iniziative lanciate dal 2020 con lo stop alla RU486 nei consultori raccomandata dalle linee guida Speranza, a cui si sono aggiunte la registrazione dei Centri di Aiuto alla Vita presso le Asl e l’avvio del fondo regionale Vita nascente.

A siglare l’intesa l'Assessore alle Politiche Sociali della Regione Piemonte Maurizio Marrone, il Direttore generale dell'AOU Città della Salute dott. Giovanni La Valle, del Direttore Sanitario dell'Ospedale Sant'Anna Dott. Umberto Fiandra e il presidente regionale della Federazione del Movimento per la Vita (FederviPA) Claudio Larocca.

E proprio Marrone spiega in questa intervista alla Bussola il senso di questa iniziativa che ha l’ambizione e la speranza di «consacrare il Piemonte come avanguardia della tutela sociale della maternità, che diverse altre regioni italiane stanno prendendo a modello».

Assessore, qual è il senso di questa iniziativa?
La finalità è di fornire supporto e ascolto a donne gestanti che ne abbiano necessità, nell’ambito di un più generale percorso di sostegno durante e dopo la gravidanza alle donne che vivono il momento con difficoltà e che potrebbero quindi prendere in considerazione la scelta dell’interruzione di gravidanza o che addirittura si sentono costrette a ricorrervi per mancanza di aiuti.

Perché in ospedale?
Si porta il servizio dove c’è maggiore necessità.

Si può dire che sia l’ultimo tentativo prima della decisione finale di abortire?
In un certo senso sì, ma l’idea che vogliamo dare è che si può finalmente creare un percorso in cui la donna di sua spontanea volontà possa ottenere tutte le informazioni anche da parte del personale ospedaliero grazie alle convenzioni che abbiamo siglato tramite il servizio Sos vita.

Si tratta di un’operazione pilota?
Sì, abbiamo deciso di partire dall'Ospedale Sant'Anna perché è il presidio sanitario primo in Italia per numero di parti con 6590 nuovi nati nel 2022 e anche l'ospedale piemontese in cui si effettua il maggior numero di interruzioni di gravidanza, con circa 2500 casi nel 2021 che rappresentano il 90% delle ivg effettuate nella città di Torino e circa il 50% di quelle a livello regionale. Ma l’idea è quella di espanderlo il più possibile.

Concretamente come funzionerà?
Entro la fine dell’estate verrà aperta una stanza messa a disposizione dell’ospedale nella quale sarà presente personale volontario preparato da FederviPa. Per l’occasione il Movimento per la vita sceglierà i migliori volontari a disposizione, tra i quali anche ginecologhe. Personale, la cui preparazione sarà difficile contestare con qualche pregiudizio.

Veniamo alle prevedibili critiche: presto verrete accusati di voler impedire l’aborto alle donne…
Abbiamo la coscienza a posto e stiamo operando all’interno della legge 194 articolo 2 comma d laddove dice «contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre alla interruzione della gravidanza». Ci aspettiamo le critiche, ma non le temiamo: si riveleranno critiche strumentali come è accaduto per le altre iniziative a favore della vita nascente.

Che cosa era successo?
Che alcuni movimenti femministi avevano minacciato ricorsi perché si minava l’autodeterminazione delle donne.

Che cosa risponderebbe a chi lamenta che questa iniziativa sarà uno schiaffo alle istituzioni che garantiscono l’aborto?
Direi che ogni volta che una donna abortisce perché si è sentita abbandonata di fronte alla sfida della maternità siamo di fronte a una drammatica sconfitta delle istituzioni. Per questa ragione aprire nel principale ospedale ostetrico ginecologico del Piemonte uno spazio dove donne e coppie in difficoltà possano trovare aiuto nei progetti a sostegno della vita nascente è una conquista sociale per tutta la comunità, soprattutto in questa stagione di preoccupante inverno demografico.

 



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