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CHI SI RIVEDE

Veltroni il gaffeur, l'uomo giusto per il Quirinale

Tra i papabili alla Presidenza (o si dovrebbe dire presidentabili?), che sono ancora una volta tutti di sinistra, c’è, chissà perché, Veltroni. Doveva andare in Africa, poi ci ripensò, fece libri (senza pensarci) e si distinse anche come critico cinematografico. Con qualche svarione indimenticabile. L'uomo giusto per il Colle.

Politica 21_01_2015
Walter Veltroni

Tra i papabili alla Presidenza (o si dovrebbe dire presidentabili?), che sono ancora una volta tutti di sinistra, c’è, chissà perché, Veltroni. Si ricorderà il suo sogno di andarsene in Africa a fare il benefattore (ma non ci andò mai, insieme a tutti quelli che, nei decenni, hanno minacciato il popolo di lasciare l’ingrata patria epperò sono sempre tra noi). Si ricorderà anche la sua uscita sulle colpe vaticane dell’aids africano, uno spot profilattico presto nascosto sotto il tappeto quando gli furono mostrate le nude cifre. 

Finite le sue stagioni politiche, lui si scoprì romanziere e noi scoprimmo che per vendere libri occorre un unico talento, la grande visibilità mediatica. Kennediano, obamiano e, dunque, amerikano benché (o appunto perché) di cuore e passato comunista, il Nostro ha un diploma in cinematografia e gran passione per la pellicola. É vero che per fare il Presidente in Italia non è richiesto alcun titolo di studio né particolari competenze, e che ci sono stati Paesi presieduti da poeti, da attori e perfino da elettricisti. Ma, per esempio, Walesa l’elettricista lo sapeva fare, anche perché si tratta di un mestiere che se sbagli salta tutto o ci resti secco. Più evanescente è l’Arte, ma alla fin fine a un Presidente italiano si richiede abilità nei giochi di Palazzo, cosa che può darsi che Veltroni abbia (ma può anche darsi di no, altrimenti sarebbe ancora in sella). 

Perciò, fa niente se anche come critico cinematografico il Nostro presenta qualche pecca. Me lo ha ricordato il mio amico Mauro Della Porta Raffo, che sul suo blog ha ripescato una sua vecchia pignoleria del 1998 a carico di Certi piccoli amori. Dizionario sentimentale di film, scritto da W.V. ed edito in due volumi da Sperling&Kupfer. Mdpr, che di cinema se ne intende davvero, ci pescò almeno una ventina di chicche. Ne riporto alcune. 1) L’attimo fuggente: «Il film è un’astuta ricostruzione di un clima ferocemente autoritario in un college inglese degli anni Cinquanta». Invece il college era americano. 2) Balla coi lupi: «La vera rivelazione è “Alzata con i pugni”, indiana dolce e orgogliosa». Alzata-con-pugno era una bianca prigioniera dei Sioux. 3) Barbarella: «Jane Fonda in Italia è stata apprezzata in Cat Ballou ma poi incontrò Roger Vadim». Invece, lei e Vadim avevano già girato, un anno prima, Il piacere e l’amore. 4) Come rubare un milione di dollari e vivere felici: «In questo film Audrey Hepburn è Nicole che desidera una statuetta di Cellini». No, voleva rubare una copia. 5) Guardie e ladri: «È uno dei pochi film per i quali Totò tu celebrato da vivo. Gli diedero la Palma d’Oro a Cannes». Il film è del 1951 e la Palma comincia nel 1955. 6) Ombre rosse: «Il film ha più letture possibili, anche una che lo vede come una anticipazione della buona rivoluzione che fu il New Deal». Il film è del 1939, il New Deal di sei anni prima. 7) Questo pazzo pazzo pazzo pazzo mondo: «Con Peter Falk occhio di lince e futuro ispettore». Colombo è tenente. 8) Soldato blu: «Fa parte di un ciclo di western al contrario che Hollywood sfornò durante il conflitto vietnamita. Primo tra tutti Un uomo chiamato cavallo. John Ford si sarà rivoltato nella tomba». I due film uscirono nel 1970, Ford era ancora vivo. 

Ed eccoci al secondo volume. 1) Agente 007. Licenza di uccidere: «…gli scenari delle Bahamas». Invece si svolge in Giamaica. 2) C’era una volta il West: «Claudia Cardinale rende finalmente protagonista di un western una donna». Invece, già nel 1954 c’era Joan Crawford in Johnny Guitar. 3) Cammina non correre: «Vedendo la faccia del maratoneta americano…». Era un marciatore. 4) Il colpo della metropolitana: «In questo film Walter Matthau interpreta il ruolo di un commissario di polizia». Invece è il capo delle guardie della metro. 5) Il danno: «Quel padre che si innamora della moglie del figlio…». Invece era la fidanzata. 6) Fermata d’autobus: «Lui è un cowboy gentiluomo…». Invece era un rozzo e incolto vaccaro di fattoria. 7) Per un pugno di dollari: «Può essere considerato un remake de I sette samurai di Akira Kurosawa». No, era La sfida del samurai; il Nostro si confonde con I magnifici sette. 8) La sindrome cinese: «Il protagonista è Jack Lemmon, tanto bravo da ricevere per questa interpretazione un premio Oscar». Invece vinse solo un premio a Cannes. 

Mauro Della Porta Raffo va avanti con altre perle veltroniane, aggiungendo che, ai due volumi di recensioni critiche, lui diede solo una scorsa veloce, insinuando perfidamente che, sennò, chissà cos’altro avrebbe trovato. I volumi erano la raccolta delle recensioni che l’Autore aveva pubblicato su Il Venerdì di Repubblica, ma né i redattori, né i lettori, né i correttori dell’editore si erano accorti (o avevano osato far notare) le, chiamiamole così, sviste. Ora, per amor di equità va detto che anche al sottoscritto è capitato qualche scivolone dettato dalla fretta o dalla cattiva memoria. Non solo, ma capita anche, ed è umano, di credere di ricordare una cosa così bene da ritenere superfluo andare a verificarla. Tuttavia, va anche detto che al sottoscritto ciò è capitato varie volte, sì, ma nell’arco dell’intera carriera, non in una sola opera. Comunque, non sottilizziamo: Veltroni potrà essere un buon Presidente, ci basta che tagli i nastri alle inaugurazioni e, almeno lui, non si impicci di politica.