Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
udienza

Zelensky vedrà il Papa? I russi confermano

Ascolta la versione audio dell'articolo

Oltre a Meloni e Mattarella, il presidente ucraino potrebbe incontrare Papa Francesco. La probabile visita in Vaticano è data per certa dall'agenzia Tass e avverrebbe a poca distanza dal colloquio tra il pontefice e l'ambasciatore russo, nonché dalla smentita sulla presunta missione di pace della Santa Sede.

Ecclesia 13_05_2023

Volodymyr Zelensky incontrerà Papa Francesco? Il punto di domanda, nel momento in cui scriviamo, sembra una pura formalità dovuta al fatto che da Kiev c'è grande sensibilità sulla diffusione di informazioni relative all'agenda del presidente. Ma da quarantotto ore ormai viene data per certa la visita dell'ex attore in Vaticano, tappa finale della toccata e fuga a Roma che lo vedrà faccia a faccia anche con il suo omologo italiano, Sergio Mattarella e la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

Se i pronostici saranno rispettati, non sarà una prima volta per Zelensky, che aveva già varcato l'Arco delle Campane nel febbraio 2020 per essere ricevuto da Francesco nella biblioteca del Palazzo Apostolico. Ma, in ogni caso, sarà la prima volta dall'inizio dell'invasione russa e darà un seguito in carne ed ossa alle telefonate che si sono intercorse in questi anni di guerra tra Santa Marta e Palazzo Mariinskij.

Rapporti non sempre idilliaci se si tiene conto delle non poche tirate d'orecchie fatte da Kiev per le dichiarazioni (e non solo) del Papa giudicate evidentemente troppo terziste. Il caso più eclatante risale allo scorso agosto quando Bergoglio aveva ricordato come «una povera ragazza» Darya Dugina, figlia dell'ideologo putiniano Aleksandr Dugin, la cui uccisione sarebbe stata autorizzata da Kiev secondo alcune fonti dell'intelligence Usa, sebbene Zelensky abbia respinto pubblicamente le accuse. In quel caso, le parole di pietà del Papa per la donna – che aveva in passato utilizzato toni di fuoco contro gli ucraini – avevano indotto addirittura il ministro degli esteri, Dmytro Kuleba a convocare il nunzio apostolico, monsignor Visvaldas Kulbokas per esprimergli tutta la delusione ucraina.

La visita dovrebbe avere luogo a poco più di una settimana dalla smentita sulla presunta missione di pace della Santa Sede – arrivata alla Cnn da fonti vicine alla presidenza ucraina – di cui aveva parlato, con un certo clamore, il Pontefice sul volo di ritorno dall'Ungheria. E se risulta verosimile l'esistenza di questa missione – peraltro confermata dal cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin che al tempo stesso ha voluto smorzare le polemiche scaturite dopo la sconfessione ucraina addossando la colpa «ai meandri della burocrazia» – è proprio per la porta lasciata aperta a Mosca da Oltretevere sin dal giorno dopo lo scoppio del conflitto, con la visita del Papa alla sede dell'ambasciata russa presso la Santa Sede.

A questo proposito non appare casuale che tra le poche fonti a confermare l'udienza di Zelensky in Vaticano ci sia proprio l'agenzia russa Tass che ieri si è preoccupata di precisare come il probabile appuntamento odierno non abbia alcun legame con la missione di pace annunciata da Bergoglio. Non solo: l'agenzia ufficiale della Federazione ci ha tenuto a far sapere di aver appreso da una fonte che sarebbe stato il presidente ucraino a richiedere «solo alcuni giorni fa» di essere ricevuto dal Papa. Appare significativo notare che giovedì Francesco ha ricevuto Alexander Avdeev, l'ambasciatore russo presso la Santa Sede uscente per il quale il Papa ha avuto parole al miele nell'ultima conferenza stampa aerea, definendolo «persona seria, colta» e addirittura «un uomo grande».

Secondo un'indiscrezione pubblicata su Il Messaggero da Franca Giansoldati, in quest'ultima udienza di congedo Bergoglio avrebbe consegnato al diplomatico una lettera da portare a mano al presidente Vladimir Putin. I lanci della Tass sulla probabile visita di oggi possono lasciar supporre che dal Vaticano ci sia stata la premura di informare in anticipo la parte russa, quasi a volerla rassicurare che l'incontro con Zelensky non cambierà in alcun modo la posizione della Santa Sede e a mettere al riparo la missione di pace. E chissà se da Oltretevere ci sarà stato – o ci sarà – anche un messaggio di smarcamento dalla linea della "vicina" Italia. È vero, infatti, che – come ha scritto Il Sismografo – «l'evento importante del viaggio di Zelensky in Italia è proprio e soprattutto l'incontro con la premier Giorgia Meloni».

Il fine di questo sabato romano, d'altra parte, è abbastanza evidente: il presidente ucraino è in cerca di sostegno militare in concomitanza con la controffensiva di Kiev. Lo si è visto ieri dalla telefonata con il premier britannico, Rishi Sunak nei confronti del quale Zelensky ha espresso la sua riconoscenza per la fornitura di missili da crociera a lungo raggio. La richiesta di nuove armi sarà probabilmente sul tavolo del colloquio di oggi tra l'illustre ospite e la presidente del Consiglio Meloni. Forse è anche per questo che la diplomazia vaticana pare aver voluto togliere dal campo della giornata di oggi il tema della missione di pace.

D'altronde, se l'incontro col Papa ci sarà, avrà il sapore di un'appendice di quello con la premier italiana. Un'appendice quasi obbligata perché, sebbene si parli di Stati e istituzioni ben distinte, è chiaro che la mancata udienza con Francesco nel giorno in cui Zelensky per la prima volta dall'inizio dell'invasione sbarca a Roma avrebbe fatto parecchio rumore e sarebbe stata interpretata come uno schiaffo alla Santa Sede (oltre ad essere una precoce sconfessione della missione di pace menzionata) specialmente alla luce delle tensioni sulle ultime due via Crucis e sull'affaire Dugina.

La missione di pace, se non sarà argomento dei colloqui di oggi in Vaticano, potrebbe esserlo invece in un eventuale viaggio di Francesco a Kiev. E la probabile udienza odierna sembra proprio l'occasione propizia per formulare al Papa l'invito ufficiale a compiere questo viaggio.